76. D. Che cos'è il ravvedimento a vita?
R. Il ravvedimento per ottenere la vita è una grazia salvifica, operata nel cuore di un peccatore dallo Spirito e dalla Parola di Dio, per la quale, vedendo egli ed essendo consapevole, non solo del (grave) pericolo [in cui si trova commettendoli], ma anche del carattere turpe ed odioso dei suoi peccati, e per aver compreso ed accolto la misericordia di Dio in Cristo verso tutti coloro che se ne pentono, tanto egli si addolora ed odia tutti i suoi peccati, da abbandonarli e volgersi verso Dio, proponendosi e impegnandoci costantemente di camminare con Lui in tutte le vie di una nuova ubbidienza. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 76]Il "vangelo" che si ode in gran parte delle chiese moderne, è essenzialmente oggi un annuncio di una grazia a buon mercato, un annuncio dove non si ode praticamente mai l'appello al ravvedimento che tanto risuona nel Nuovo Testamento. Non è forse vero che Gesù e i Suoi apostoli, quando chiamavano alla salvezza dicevano: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo" (Marco 1:5); "Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano" (Atti 17:30)? Da notare qui come l'appello al ravvedimento non sia un "consiglio", una "proposta" o un'esortazione generica, ma un comando rivolto a tutti indistintamente (perché tutti siamo peccatori senza alcuna distinzione): "prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento" (Atti 26:20). La grazia della salvezza, infatti, è essenzialmente una salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze. Essa passa necessariamente dall'esplicito nostro riconoscimento che siamo trasgressori condannati della Legge di Dio. Questo ci fa voltare le spalle nella nostra vita a tutto ciò che Dio considera peccato incamminandoci sulla via di una rinnovata ubbidienza alla Sua volontà.
Le chiese protestanti liberali sono allergiche a tutto ciò che chiami alla conversione biblicamente intesa, perché tutti sarebbero già salvati dal presunto universale abbraccio d'amore di Dio. Secondo loro, infatti, noi non dovremmo "giudicare" la vita delle persone e per altro neanche la nostra stessa vita. Espressamente esse dichiarano negativa, infatti, la stessa cosiddetta "colpevolizzazione"! Le chiese evangelicali, d'altro canto, spesso sono troppo vaghe quando evangelizzano, e chiedono un generico riconoscimento che siamo tutti peccatori, senza che la persona interessata analizzi davvero come dovrebbe quali siano i modi in cui si manifesta nella sua vita la sua ribellione a Dio e la trasgressione della Sua volontà rivelata, per poi confessarlo ed abbandonarlo. Che fine ha fatto, infatti, la confessione di peccato nelle chiese moderne? Generica, presunta o formale, essa è pressoché scomparsa e, con essa, purtroppo, l'autentico vangelo. Altro che "pieno vangelo" come certuni dichiarano di proclamare!
La D/R 76 del Catechismo maggiore di Westminster ci spiega in che cosa consista l'autentico ravvedimento.
1. In primo luogo specifica come l'autentico ravvedimento sia "il ravvedimento per ottenere la vita" o "finalizzato alla vita", espressione tratta da Atti 11:18: "Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!", corrispondente al "ravvedimento che porta alla salvezza" (2 Corinzi 7:10). Questa precisazione è importante perché esiste pure un altro tipo di ravvedimento, quello che non conduce alla vita ed alla salvezza. Leggiamo infatti che: "Giuda, che l'aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì ... e andò a impiccarsi" (Matteo 27:3-5). Questo falso ravvedimento è pure chiamato: "tristezza del mondo" (2 Corinzi 7:10) in contrasto al vero ravvedimento, o "tristezza secondo Dio". Leggiamo infatti che: " la tristezza del mondo produce la morte". L'esito di questo ravvedimento non è dunque "la vita", ma "la morte".
2. In secondo luogo il ravvedimento è "una grazia salvifica", perché è espressione della grazia di Dio che porta alla salvezza. Come la fede, infatti, non si tratta di qualcosa che noi si sia in grado di generare da noi stessi, ma è un dono che Dio concede ai Suoi eletti. Il ravvedimento dai nostri peccati e la fede nel Salvatore Gesù Cristo sono necessariamente espressione della grazia di Dio quando essa ci viene efficacemente applicata. Vi sono diversi testi biblici che parlano del ravvedimento come dono di Dio, come: "Allora, udite queste cose, si calmarono e glorificarono Dio, dicendo: «Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri affinché abbiano la vita»" (Atti 11:18) e "Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità" (2 Timoteo 2:25). Dall'Antico Testamento si potrebbe al riguardo citare pure: "... convertimi, e io mi convertirò, poiché tu sei il SIGNORE, il mio Dio. Dopo che mi sono sviato, io mi sono pentito; dopo che ho riconosciuto il mio stato, mi sono battuto l'anca; io sono coperto di vergogna, confuso, perché porto l'infamia della mia giovinezza" (Geremia 31:18-19) e "Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico"(Zaccaria 12:10).
3. In terzo luogo, il ravvedimento è operato nel cuore di un peccatore dallo Spirito e dalla Parola di Dio. Per "Parola di Dio" si intende non solo la Bibbia, ma il messaggio della verità salvifica contenuto nella Bibbia, vale a dire l'Evangelo di Gesù Cristo, che sia letto, predicato o proclamato in qualche altro modo. Il ravvedimento per ottenere la vita non è operato solo dallo Spirito di Dio o solo dalla Parola di Dio, ma dallo Spirito e dalla Parola in sinergia: lo Spirito Santo si avvale della Parola e la applica. Questo implica che lo Spirito Santo opera il ravvedimento di un peccatore non indipendentemente ma attraverso la proclamazione dell'Evangelo. Egli opera laddove la Parola è stata proclamata ed è conosciuta.
4. In quarto luogo l'autentico ravvedimento non può essere causato soltanto dalla consapevolezza del pericolo in cui incorriamo non rinunciando ai nostri peccati. Il timore di dover subire il castigo che meritiamo a causa dei nostri peccati ha certamente anche la sua funzione per portare i peccatori a Cristo per essere salvati, ma la paura del castigo non è abbastanza. La persona che diventi cristiana solo per paura dell'inferno non può essere considerata davvero cristiana. Dobbiamo pentirci dei nostri peccati non solo a causa delle sofferenze e della miseria che ci causano: dobbiamo abbandonare ciò che Dio considera peccato, perché il peccato è sbagliato di per sé stesso ed offende Dio, non semplicemente perché per noi sia pericoloso...
5. Oltre alla consapevolezza e timore di ciò che meritiamo a causa dei nostri peccati, dobbiamo renderci conto del loro carattere "turpe ed odioso". Dobbiamo renderci conto di quanto ogni nostro peccato sia assolutamente contrario alla santità ed al carattere di Dio e per questo motivo cosa sporca ed odiosa, cosa che ci dovrebbe fare orrore e della quale ci dovremmo vergognare.
6. In sesto luogo, il ravvedimento deve essere necessariamente accompagnato dalla viva consapevolezza che in Cristo possiamo essere perdonati e riconciliati, altrimenti esso condurrebbe alla disperazione. Non basta, infatti, renderci conto che ogni peccato offende gravemente la santità e la giustizia di Dio e merita la Sua condanna, e chiederne perdono. Non è il ravvedimento in sé stesso che ci salva. La nostra invocazione in questo senso non sarebbe infatti ascoltata da Dio perché è solo tramite l'opera efficace di Gesù Cristo a cui aderiamo con fede, che possiamo essere di fatto perdonati. Infatti: "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4:12); "Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30).
7. In settimo luogo l'autentico ravvedimento implica essere profondamente addolorati per i nostri peccati. Il peccato (qualunque Dio consideri tale) non è una cosetta da nulla, una bazzecola, una quisquilia. Indipendentemente dalla sua gravità relativa esso è male agli occhi di Dio, e merita la Sua ira e la Sua maledizione e per sempre. Anche la più piccola mancanza si pone in contraddizione con la santità di Dio. Il cristiano, quindi, per tutta la sua vita, deve essere sempre profondamente addolorato per il peccato.
Diverse possono essere le ragioni per le quali il ravvedimento sia di fatto accantonato in molte chiese moderne. Una delle ragioni principali può essere stato il corrispondente accantonamento nella predicazione della Legge di Dio. Che la predicazione della Legge abbia generato legalismo e fariseismo è un dato di fatto e questo è sicuramente da deplorare. L'abuso di qualcosa, però, non vuole dire che il suo uso legittimo debba essere eliminato. "Noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo" (1 Timoteo 1:8). Non solo non si sente, poi, parlare tanto della Legge di Dio, ma neanche della Sua santità e della pure legittima e giustificata ira di Dio contro il peccato.
Per molti che ambiscono al "successo" ed alla "popolarità" del proprio ministero o chiesa, si tratta indubbiamente di argomenti sconvenienti, imbarazzanti... Ecco così che, invece di dare a questi argomenti lo spazio che la Parola di Dio richiede, certo protestantesimo ha spostato il suo accento e proclama un Dio che non è altro che amore e che sarebbe "troppo compassionevole" per punire veramente qualcuno per sempre. Il peccato è indicato come "un male", ma non abbastanza "male" per alienare l'essere umano da Dio e sottoporlo alla Sua ira e maledizione. Non fa meraviglia, quindi, che questo spostamento di accenti e questa corruzione della verità, abbia avuto come risultato la nostra attuale situazione. Lo squilibrio nelle sue accentuazioni del protestantesimo moderno ha prodotto un atteggiamento di compiacenza e auto-giustificazione. La Scrittura afferma che Cristo è venuto a chiamare al ravvedimento non i giusti, ma i peccatori. Coloro che si considerano giusti o automaticamente giustificati da una grazia a buon mercato, non sentono alcun bisogno del ravvedimento. E' solo ritornando all'intera verità su Dio e sulla Sua Legge che si possono mettere le basi per un risveglio della fede e dell'esperienza cristiana, di cui il ravvedimento è componente essenziale.
Ulteriori testi biblici al riguardo e approfondimenti si trovano sul nostro wiki insieme alle altre domande e risposte del catechismo.
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