sabato 8 dicembre 2012

Maestri di taglio


Quando abitavo nella regione alpina della Svizzera italiana, fra le tipiche figure professionali tradizionali che si incontravano era quella del macellaio. Noi magari ce lo immaginiamo soltanto a vendere carne nella sua bottega in paese. Di fatto si recava personalmente presso le famiglie dei contadini o dei cacciatori per tagliare con mano esperta l’animale sezionandone accuratamente la carne in parti distinguendole per qualità ed uso. Il tutto veniva debitamente impacchettato per destinarlo alla produzione di salumi, carne secca oppure per essere congelato. Ogni diverso taglio di carne porta un nome particolare [1]. Pensate che in alcune culture come quella coreana, si arriva fino a 120 diversi tipi di tagli. Interessante, a questo riguardo, la pratica, comune in tutto l’arco alpino, in dicembre, quando i lavori agricoli all’aperto sono ormai terminati, della “mazza” (o mazziglia). La mazziglia del maiale era una vera e propria cerimonia familiare a cui collaboravano tutti: dell’animale veniva utilizzato tutto, compreso il sego [2] e i peli sulla cotenna [3]. Assieme alla carne del maiale si usava anche la carne di manza [4] e così si preparavano i prodotti della salumeria che, fino alla bella stagione erano conservati e consumati. La mazziglia comportava l’uso di sale, di parecchie spezie e anche il copioso uso di aglio che dava un gusto caratteristico ai salumi.

A questa immagine vorrei aggiungere anche un’altra, quella della madre o del padre (a seconda dei casi) che prepara accuratamente il cibo per la sua famiglia (immaginiamo un pollo arrosto) tagliandone i vari pezzi, disponendolo sui piatti di portata per destinarlo a ciascuno a seconda del bisogno e della capacità. Immaginiamola anche a farne del brodo (che veniva dato ai malati) o a tagliare la carne in minuscoli frammenti per i bambini più piccoli.

Perché vi ho parlato di tutto questo che riguarda tagli, accurate suddivisioni e appropriate condivisioni (fra parentesi, si potrebbero anche citare i tagli di stoffa accurati del sarto)? Perché esiste nel Nuovo Testamento una parola greca che vi compare un’unica volta e che probabilmente era usata nell’antichità in contesti simili a quelli che vi ho descritto. Il termine è il verbo “orthotomeo” (ὀρθοτομέω), composto da “ortho” (cioè “retto, diritto”) e “tomeo” (cioè “tagliare”), da cui il nostro termine tecnico “ortotomia” usato in geometria per chi seziona una figura geometrica e in chirurgia, laddove il taglio del chirurgo deve essere di estrema precisione. L’idea di questo verbo è quella di tagliare correttamente qualcosa per poi distribuirne le parti in modo appropriato. E’ la base anche di “tomoteros” (affilare bene) nel senso di tagliare esattamente su una linea retta, dividere giustamente, distribuire, ripartire giustamente, per estensione: procedere su sentieri diritti, mantenere una rotta rettilinea.

Il termine “orthotomeo” è applicato in 2 Timoteo a qualcosa di di diverso. Eccone il testo, dalle istruzioni che l’apostolo Paolo rivolge ad un giovane ministro di Dio:
“Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2:15).
Sì, uno dei compiti del ministro della Parola di Dio, secondo quanto le Scritture stesse prescrivono, è quello di “tagliare rettamente la parola della verità”. Quanto è tradotto con “tagliare rettamente la Parola della verità” può anche essere reso con “dispensare con perizia ed in modo giusto”, “esporre, trattare, spiegare rettamente (correttamente, con precisione, in modo appropriato), la verità rivelata nella Bibbia, insegnare la verità correttamente e direttamente. La stessa parola è usata nella versione greca dell’Antico Testamento in Proverbi 3:6: “Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri” e che traduce la parola ebraica che significa dirigere la via, appianarla, indicando così un’interpretazione piana e aperta della Parola di Dio.

Alcuni hanno visto in questa espressione un riferimento al sacerdote israelita che taglia la carne del sacrificio dividendola in parti uguali, oppure agli scribi che analizzano la Legge di Dio suddividendola in sezioni appropriate. Da cui: insegnare con competenza la Parola. Il ministro dell’Evangelo che distribuisce la Parola di Dio, dopo averla studiata, in modo appropriato adattando poi le sue istruzioni alle circostanze e necessità dei suoi uditori, dando a ciascuno ciò che è adatto a nutrire la sua anima. L’appello dell’Apostolo, quindi, è quello di condividere la parola di verità, comprendendola bene e dando, di essa, a ciascuno il cibo spirituale di cui ha bisogno secondo le capacità (età ed appetito) - latte ai bambini, carne per le persone mature, conforto agli afflitti, riprensione a chi erra ed ai negligenti, in breve trovare ciò di cui i suoi uditori più abbisognano e fornire loro la porzione più adatta della Parola.

Lo stesso concetto di “tagliare rettamente” potrebbe essere applicato al compito della teologia sistematica che analizza, raccoglie e classifica i dati della Scrittura per ordinarli razionalmente mettendoli così a disposizione della vita del popolo di Dio. E’ il mandato del “dottorato” biblico, uno dei ministeri della chiesa:
 “È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore; ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:11-15),
Chi predica o insegna la Parola di Dio, le Sacre Scritture, è chiamato a farlo con perizia e diligenza - è un compito molto serio - non soltanto studiando accuratamente il testo biblico che desidera presentare (facendone un’accurata esegesi) e identificandone le applicazioni adatte al suo uditorio, ma anche trasmettendolo con le migliori tecniche comunicative. Tutto questo evidentemente poi con la potenza dello Spirito Santo, e quindi - prima, durante e dopo - in spirito di preghiera. Con un gioco di parole si potrebbe dire: con potenza e competenza.

Quanto carenti si riscontrano, invece, le predicazioni che si ascoltano spesso nelle chiese cristiane oggi! Quanti predicatori divagano e i loro “tagli” e “porzioni” condivise sono rozzi, inappropriati, o persino non corrispondenti al vero senso delle Scritture, che essi pervertono e distorgono, aggiungendo o sottraendo arbitrariamente (e persino perversamente). Tutto questo per rispondere non agli scopi che si prefiggono le Scritture (condurre alla salvezza in Cristo e far crescere i credenti a Sua immagine) ma per servire gli obiettivi delle ideologie di moda. Quanto spesso la predicazione è persino solo un noioso e futile esercizio retorico pieno di banalità e luoghi comuni!

L’apostolo Paolo che affermava: “non mi sono tirato indietro dall'annunciarvi tutto il consiglio di Dio” (Atti 20:27) era pure quello che, allo stesso Timoteo, indicando la verità e l’ispirazione delle Sacre Scritture, diceva che esse: “possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16-17).

Preghiamo che il Signore faccia sorgere anche per la nostra generazione talii maestri che si presentino davanti a Dio ed al Suo popolo come persone la cui competenza e fedeltà è comprovata, che non abbiano vergogna di dispensare rettamente la Parola della verità.


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