D. 79. Potrebbero i veri credenti, a causa delle loro imperfezioni, le molte tentazioni e peccati, decadere dallo stato di grazia?
R. I veri credenti, in ragione dell'immutabile amore di Dio e del Suo decreto e patto di dare loro perseveranza, per la loro inseparabile unione con Cristo, la Sua continua intercessione in loro favore, e lo Spirito e seme divino che dimora in loro, non possono né totalmente né definitivamente decadere dallo stato di grazia, ma sono custoditi dalla potenza di Dio, attraverso la fede, per la salvezza. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 79].La maggior parte delle chiese oggi, influenzate come sono dal sinergismo [in contrapposizione al monergismo], fanno vivere i credenti nell'incertezza e nell'ansia costante. Esse, infatti, dicono o che la loro salvezza è il risultato finale dei loro sforzi ed impegno cristiano, oppure che, una volta ricevuta la salvezza per grazia attraverso la fede, essi si dovrebbero impegnare per conservarsela, altrimenti rischierebbero di perderla. Questi insegnamenti, però, non sono biblici o, comunque, dipendono dall'equivocare l'insegnamento delle Scritture.
Il vero cristiano, colui o colei che Dio da ogni eternità ha eletto a salvezza, non potrà mai trovarsi in condizione di perdere ciò che ha ricevuto per grazia di Dio, vale a dire la sua salvezza. La salvezza, infatti, è opera di Dio dal principio alla fine, "Al Signore appartiene la salvezza" (Salmo 3:8). La grazia rigenera il peccatore non solo portandolo efficacemente al ravvedimento ed alla fede salvifica, ma anche vegliando costantemente su di lui affinché nulla, né in sé stesso né fuori di sé, pregiudichi e vanifichi quello che ha ricevuto. La sua carne, il mondo ed il diavolo sicuramente militano contro l'autentico cristiano nella speranza di abbatterlo, ma non riusciranno nei loro intenti. Lo potranno fare cadere, ma Dio lo fa rialzare. Lo potranno far deviare, ingannandolo, su strade sbagliate, ma Dio lo farà ritornare sul retto cammino. Potrà essere imprigionato nel peccato e nella disperazione per un tempo più o meno lungo, ma Dio lo libera. Potrà persino perdere per un tempo la fede, o rinnegare il Suo Signore, ma a suo tempo gli verrà restituita e tornerà a seguire fedelmente il Signore, perdonato e riabilitato (come nel caso di Pietro).
Il cristiano, eletto da Dio alla grazia della salvezza, può dire: "...ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8:37-39). Questo testo, di cui abbiamo riportato qui è la parte finale, elenca ben 16 motivi per i quali l'amore di Dio non sarà ritirato dal figlio di Dio. Fra questi motivi si potrebbe contestare che non vi sia il libero arbitrio di chi dopo un po' di tempo, ritiene di dover respingere Cristo perdendo così lo stato di grazia. Questa pretesa, però, presume che il libero arbitrio non sia in sé stesso cosa creata. Lo è, tant'è vero che in quello stesso testo l'Apostolo dice che "nessun'altra creatura" (o creazione) ci potrà mai separare dall'amore di Dio. Il che quindi esclude che nemmeno il libero arbitrio (che è creato) lo possa fare.
La risposta alla domanda 79 del catechismo specifica che sta parlando del vero cristiano, vale a dire della persona che è stata rigenerata spiritualmente, giustificata ed adottata nella famiglia di Dio e coinvolta nel processo di santificazione. Non sono inclusi in questa categoria gli ipocriti, coloro che hanno fatto una professione di fede esteriore ma che non sono davvero nati di nuovo. Alcuni fra questi potranno solo fingere di essere cristiani, illudere sé stessi e gli altri. Questi cadranno da una posizione che solo apparentemente, ad occhi umani, essi sembravano occupare, ma che non avevano mai realmente occupato. Il fatto che i veri cristiani non possano perire non dipende dalla loro forza di volontà, dal loro impegno o perché siano persone caratterialmente fedeli. Se la nostra eterna salvezza dipendesse da questo, nessuno potrebbe mai essere salvato. Ricevere la salvezza e permanervi dipende dalla potenza di Dio, come afferma l'apostolo Pietro: "...che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi" (1 Pietro 1:5).
Il catechismo elenca diversi precisi motivi per i quali il vero cristiano non perderà mai la sua condizione di salvezza:
- L'immutabile amore di Dio nei suoi riguardi. L'amore di Dio per i Suoi eletti non è semplicemente un amore generale che desidera e spera il loro benessere, ma un amore speciale e particolare che di fatto è in azione ed infallibilmente provvede a che essi siano eternamente in comunione con Lui. Dio parla del Suo amore verso il Suo popolo in questi termini: "Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà" (Geremia 31:3). Chiara a questo riguardo è la fiducia dei credenti che si esprimono nella Bibbia: "Il SIGNORE compirà in mio favore l'opera sua; la tua bontà, SIGNORE, dura per sempre;m non abbandonare le opere delle tue mani" (Salmo 138:8); "Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni" (Salmo 23:6).
- Dio ha decretato e stabilito nel Suo patto di concedergli la grazia della perseveranza. "E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Filippesi 1:6).
- La sua unione con Cristo è inscindibile. E' l'espressa volontà di Cristo: "Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo" (Giovanni 17:24).
- Cristo intercede costantemente per lui. La Sua intercessione continuerà fintanto che l'ultimo degli eletti non sarà entrato nello stato dell'eterna gloria, perché leggiamo in Ebrei 7:25 che: "Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro". Dio Padre risponde sempre favorevolmente alle richieste di Suo Figlio, nel quale Egli si compiace. Tutto quel che Egli fa piace al Padre: "Colui che mi ha mandato è con me; egli non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono" (Giovanni 8:29).
- In lui è stato piantato un seme divino e gli è stato dato lo Spirito Santo. Il "seme divino" che dimora nel credente è la sua nuova e santa natura creatavi quando una persona è rigenerata dalla potenza dello Spirito Santo. questo seme è immortale, non muore: "...perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio" (1 Pietro 1:23). Lo Spirito santo non dimora in una persona non salvata ["lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi" (Giovanni 14:17)], ma Egli dimora nel cuore di ogni credente ["Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui" (Romani 8:9)]. Gesù promette che lo Spirito santo dimora per sempre ["Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre" (Giovanni 14:16)]. Se fosse possibile per un cristiano decadere dallo stato di grazia, questo significherebbe che una persona salvata potesse tornare ad essere non salvata. Allora lo Spirito santo dovrebbe abbandonare quella persona, perché Egli non può dimorare in una persona non salvata. Gesù promette, però, che lo Spirito santo viene nel credente per dimorarvi per sempre. Lo Spirito, quindi, non può abbandonare il cuore di un vero cristiano e perdere la salvezza.
Spesso si contesta che questa dottrina renda pigri e negligenti, togliendo ogni incentivo alla santificazione. Questa contestazione, però, si basa sul falso presupposto che i cristiani si impegnino solo per paura di perdere la salvezza. Si tratta di una contestazione davvero priva di fondamento. I cristiani che credono a questa dottrina sono zelanti, fedeli e diligenti nella loro vita cristiana, perché lo fanno per amore e per riconoscenza a Colui che li ha salvati. Questa dottrina è anzi per loro di grande incentivo ad un paziente e fedele servizio cristiano. Il cristiano che costantemente è pieno di paure e preoccupazioni di decadere dalla grazia e perire eternamente, non può rendere a Dio il migliore servizio che Gli sia dovuto, perché la sua mente è distratta dalle sue paure. Il credente, però, la cui mente è serena a causa dell'insegnamento della Parola di Dio su questo argomento, è meglio in grado di dedicare la sua vita a cercare il regno di Dio e la Sua giustizia. Lo stesso è vero nella vita spirituale del cristiano, vale a dire che la certezza e sicurezza dell'amore di Dio è necessaria per il suo progresso normale ed attività. .
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