Non condivido tutto quello che mio padre mi ha insegnato, ma alcuni suoi principi in forma di massime di saggezza li ritengo molto validi, anche se non ne sono sempre del tutto coerente. Uno di questi principi recita: “Ogni cosa a suo posto e un posto per ogni cosa; ogni cosa a suo tempo e un tempo per ogni cosa”[1]. E’ il principio dell’ordine: ordine nella propria mente, ordine nell’ambiente in cui si vive, ordine nella gestione del proprio tempo. Si tratta di un principio universale, un principio divino, l’ordine della creazione[2], quello che si contrappone al disordine ed al caos[3] prodotto da chi vi si ribella, ma solo a proprio danno. E’ un principio che la persona saggia applica anche nelle piccole cose.
Può sembrare ovvio, ma le cose devono essere fatte “a suo tempo”, nel momento più appropriato. Non sempre sappiamo distinguere quando sia “il momento più appropriato” per le cose, e spesso sbagliamo. Dio, però, nella sua lungimirante provvidenza, spesso riparando i nostri errori, fa accadere le cose “nel momento giusto”, secondo i Suoi propositi, e coloro che Gli appartengono lo riconoscono con gratitudine[4].
Un magnifico testo della Bibbia che vorrei rileggervi, nel libro del Qoheleth, mette in rilievo come per ogni cosa ci sia “il suo tempo”.
“Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato; un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; un tempo per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per buttar via; un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare; un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace” (Ecclesiaste 3:1-8).
Nella lingua greca antica (quella in cui è stato scritto il Nuovo Testamento) due sono i termini che vengono usati per indicare il tempo. Il primo è chronos il tempo considerato in modoquantitativo nella sua sequenza e durata (da questo termine derivano i nostri “cronometro”, “cronologia” e “cronaca”). Il secondo termine è kairos[5], il tempo considerato in modo qualitativo, indicante un momento particolare, quello più appropriato ed opportuno per fare una certa cosa, il tempo delle opportunità da cogliere prima che sfumino, “il tempo di Dio”. Il kairos è il tempo in cui accade “qualcosa di speciale”, potremmo dire “i momenti cardine” della storia. Sapete distinguerli quando questi “momenti speciali” appaiono per coglierne l’opportunità prima che passino e non ritornino più? Può capitare che una volta, quando si vuole andare in un certo luogo, “si perda il treno”, ma nella vita non è sempre garantito che ci sia “il prossimo treno” e, comunque, quel “treno” non è annunciato.
Il messaggio centrale della Bibbia ha a che fare con l’arrivo, la venuta, di Qualcuno di importanza capitale per il genere umano. L’Antico Testamento ne prepara la venuta, il Nuovo Testamento ne annuncia l’arrivo e lo spiega. In ebraico Egli è chiamato “il Messia”, in greco “il Cristo”. L’idea è la stessa: Colui che, unico ed irripetibile, è stato da Dio consacrato per “rimettere ordine” nel caos e nel disordine di questo mondo, a cominciare dalla vita individuale di coloro che si affidano a Lui. Ancora oggi, infatti, Egli è in grado di “mettere ordine” al caos della vita così come ha messo ordine (non senza grande fatica) caos della mia vita. La testimonianza che Gli hanno resa i Suoi primi seguaci dice: “noi abbiamo veduto e testimoniamo che [Dio] il Padre ha mandato il [Suo] Figlio per essere il Salvatore del mondo” (1 Giovanni 4:14).
C’è chi ancora oggi vorrebbe mettere in questione (come per altro qualsiasi cosa) non solo la Sua identità e funzione, ma pure che il momento e le modalità della Sua venuta non siano stati quelli più appropriati... Sta di fatto, però, che dalla Sua venuta è stato cambiato persino il computo del tempo, da allora suddiviso in “prima di Cristo” e “dopo Cristo”.
La nascita del Cristo, “momento cardine” della storia umana è testimoniata chiaramente in modo incontrovertibile dai profeti e dagli apostoli della Bibbia:
“... ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione” (Galati 4:4-5).
Benché questo testo non contenga il termine kairos, esso si avvale di un’espressione descrittiva equivalente, vale a dire: pleròma tou chrònou, “la pienezza del tempo” o “compimento del tempo”, il tempo designato, stabilito da Dio Padre, predetto ed ora completato, quando tutto era pronto, quando Dio nella Sua sapienza ha ritenuto più opportuno, il tempo prestabilito dall’eternità dal patto, l’accordo, il consiglio avvenuto nel cuore stesso di Dio, fra Dio Padre e Dio il Figlio.
Il momento era giunto: l’eterno Figlio di Dio viene nella Persona di Gesù di Nazareth, “nasce da donna”, è indubbiamente umano. Dio “si nasconde” in Lui ed è accessibile, riconoscibile, soltanto alla comprensione spirituale. Il Cristo si sottomette a tutti i limiti della condizione umana ed ai requisiti legali che Dio ha stabilito per le creature umane (vale a dire la Sua Legge). Egli viene e “si nasconde” in Gesù di Nazareth: a quale fine? “Per riscattare”, “affinché riscattasse” coloro che da questa legge sono irrimediabilmente condannati per averla trasgredita, uomini e donne come noi, “ricuperandoli”, trasformandoli, per fede in Lui, da ribelli e nemici di Dio a Suoi figli adottivi.
Quello che Gesù di Nazareth compie, in quanto Messia e Cristo, in tutta la Sua vita, dalla Sua nascita alla Sua morte violenta, quelle più atroci, inchiodato ad una croce, era stato tutto finalizzato ad un unico obiettivo. L’obiettivo sicuramente realizzato e compiuto è la salvezza eterna dalla giusta condanna a cui l’intera umanità è sottoposta a causa della sua ribellione a Dio e trasgressione delle Sue leggi; la salvezza eterna di tutti coloro che Dio Padre Gli ha affidato affinché ricevano la Sua grazia.
Allora, il momento cruciale, il momento di quel “qualcosa di speciale” è giunto. E’ il momento della Sua nascita, il momento delle opere compiute dalla Sua vita, il momento della Sua morte sacrificale e della Sua risurrezione. Quel momento, a suo tempo, giunge, si compie, si realizza. La Bibbia intera spiega il senso e il significato di questi avvenimenti che riguardano la Persona e l’opera del Cristo. Era il tempo più appropriato ed opportuno, “il tempo di Dio”.
Per te che ascolti ora questo messaggio, o lo leggi, pure per te, in questo stesso momento, può essere venuto il tempo appropriato per dire finalmente di sì a Gesù di Nazareth, affidarti a Lui senza più esitazione come il Salvatore ed il Redentore della tua vita, secondo l’insegnamento della Bibbia. Questo può essere il tuo tempo, perché Dio non ispira e non manda invano la Sua Parola attraverso i Suoi servitori. Essa giammai rimane frustrata: nel tempo e nel luogo più appropriato essa “funziona”. Questo stesso può essere il momento in cui, forse con lacrime, ammettendo la tua ribellione a Dio e le tue trasgressioni alla Sua Legge, e quindi la tua perdizione, invochi il Suo perdono da parte di Dio. Questo può essere per te il momento stesso in cui, rinunciando a qualsiasi illusione su te stesso o su altri, accogli Gesù di Nazareth come tuo unico Maestro e ti proponi di conoscere e seguire il Suo insegnamento. Prego il Signore che possa essere così per te, anche se io stesso potrei non sapere mai quanto per te sia avvenuto.
Per te, invece, che magari già sei un discepolo di Cristo, questo momento potrebbe essere per te il tempo della riforma, il tempo più appropriato per rinunciare a forme di cristianesimo corrotto ed alienate, così come sono tante quelle che prosperano oggi. Per molti, infatti, cristianesimo non è che vuoti rituali e cerimonie, oppure vuoti discorsi, cerimonie e discorsi che non hanno il potere di trasformare veramente una vita, per quanto pretendano illusoriamente di farlo. Allora potrebbe questo essere esattamente il momento in cui decidi di lasciare definitivamente alle tue spalle tutto il “ciarpame religioso” che come dice la Scrittura: “.... si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma” (Ebrei 9:10).
Qualunque possa essere per te il significato di questo momento in cui mi ascolti o mi leggi, io prego e spero che possa essere per te “il momento della svolta”, il momento che ti porti ad accogliere con fiducia, per la prima volta o in modo rinnovato, il Signore e Salvatore Gesù Cristo così com’è presentato e spiegato dalle Sacre Scritture. Molto tempo fa lo è stato per me quando finalmente, per grazia di Dio, vincendo ogni esitazione, sono entrato in una piccola chiesa evangelica della città in cui vivevo per ascoltare e ricevere quel messaggio che altrove non avevo mai udito, ma che ero sicuro che avrei trovato lì. Per molte domeniche mi ero, infatti, aggirato lì fuori da quella piccola chiesa, senza avere mai avuto il coraggio di entrare. Sarebbe però giunto il momento più opportuno, quello deciso dalla grazia e provvidenza di Dio. Ora, guardandomi indietro, mi rendo conto che ogni cosa era stata così disposta dalla sovranità di Dio e la mia gratitudine per quanto è avvenuto è immensa.
E’ giunto per te il tempo di Dio come lo era giunto quel giorno a Betlemme, con la nascita del Cristo?
[2] Un commento a Genesi 1:2 dice: “Osservate, che all'inizio non c'era niente di piacevole da vedere, perché il mondo era senza forma e vuoto; c'era solo confusione e vuotezza. Parimenti il lavoro della grazia nell'anima è come una nuova creazione. In un'anima senza la grazia, che non è, cioè, nata di nuovo, c'è disordine, confusione e ogni opera malvagia: essa è priva di ogni bene perché è senza Dio. Essa stessa è tenebra ed oscurità: questa è la nostra condizione naturale, finché la grazia onnipotente non opera un cambiamento in noi”.
[4] “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28).
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