giovedì 14 febbraio 2013

La grazia dell'introspezione

Mercoledì scorso, in una predicazione, qualcuno che qui non identificherò per non dare adito a pregiudizi o strumentalizzazioni che potrebbero distrarre dal suo valore oggettivo[1], ha evidenziato delle verità sulla conversione che ritengo importanti.

L’appello alla conversione fa parte integrante dell’annuncio dell’Evangelo. E’ l’appello al ritorno a Dio attraverso l’efficace mediazione del Signore e Salvatore Gesù Cristo. La conversione, però, non è condizione per ricevere la grazia di Dio, ma la conseguenza e prova dell’aver di fatto ricevuto la grazia di Dio. Il predicatore ha così affermato:
«Ma è pos­si­bi­le que­sto ri­tor­no a Dio? Sì, per­ché c’è una forza che non ri­sie­de nel no­stro cuore, ma che si spri­gio­na dal cuore stes­so di Dio. E’ la forza della Sua mi­se­ri­cor­dia. Dice an­co­ra il pro­fe­ta: “Ri­tor­na­te al Si­gno­re, vo­stro Dio, per­ché egli è mi­se­ri­cor­dio­so e pie­to­so, lento al­l’i­ra, di gran­de amore, pron­to a rav­ve­der­si ri­guar­do al male”[2]. Il ri­tor­no al Si­gno­re è pos­si­bi­le come “gra­zia”, per­ché è opera di Dio e frut­to della fede che noi ri­po­nia­mo nella sua mi­se­ri­cor­dia. Que­sto ri­tor­na­re a Dio di­ven­ta real­tà con­cre­ta nella no­stra vita solo quan­do la gra­zia del Si­gno­re pe­ne­tra nel­l’in­ti­mo e lo scuo­te do­nan­do­ci la forza di “la­ce­ra­re il cuore”. E’ an­co­ra il pro­fe­ta a far ri­suo­na­re da parte di Dio que­ste pa­ro­le: “La­ce­ra­te­vi il cuore e non le vesti”. In ef­fet­ti, anche ai no­stri gior­ni, molti sono pron­ti a “strac­ciar­si le vesti” di fron­te a scan­da­li e in­giu­sti­zie – na­tu­ral­men­te com­mes­si da altri –, ma pochi sem­bra­no di­spo­ni­bi­li ad agire sul pro­prio “cuore”, sulla pro­pria co­scien­za e sulle pro­prie in­ten­zio­ni, la­scian­do che il Si­gno­re tra­sfor­mi, rin­no­vi e con­ver­ta».
E’ vero: quante volte, infatti, ci scandalizziamo per il cattivo operato altrui e non guardiamo a noi stessi, scandalizzandoci per i nostri pensieri inconfessabili, per la nostra ipocrisia, per la nostra incoerenza! Che il Signore ci dia la grazia dell’introspezione e di quel ravvedimento che ci fa cadere in ginocchio (cosa rarissima oggi) gridando: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!" (Luca 18:13).

Note

[1] La fonte di questa citazione può comunque essere facilmente trovata. Il mio principio è: “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (1 Tessalonicesi 5:21).

[2] “Nondimeno, anche adesso», dice il SIGNORE, «tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti e con lamenti!» Stracciatevi il cuore, non le vesti; tornate al SIGNORE, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira e pieno di bontà, e si pente del male che manda. Può darsi che egli torni e si penta, e lasci dietro a sé una benedizione: un'offerta e una libazione per il SIGNORE, vostro Dio” (Gioele 2:12-14).

1 commento:

Archivio del blog