martedì 7 maggio 2013

Che cos'è la Legge morale che Dio ci ha data? E' vincolante o discrezionale?

Proseguiamo con l'esposizione del Catechismo maggiore di Westminster. Dopo aver trattato la volta scorsa la D/R 91 sul fatto che sia nostro dovere l'ubbidienza alla volontà rivelata di Dio e la D/R 92 che la regola d’ubbidienza rivelata ad Adamo in stato di innocenza, ed a tutta l’umanità in lui, oltre allo speciale comando di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, era la Legge morale, oggi esaminiamo la D/R 93 :
D. Che cos’è la legge morale?
R. La legge morale è l'espressione [dichiarazione] della volontà di Dio al genere umano. Essa dirige ed obbliga ciascuno alla personale, perfetta e perpetua conformità ed ubbidienza ad essa, nell’intero uomo, anima e corpo, con i dovuti sentimenti e disposizione (d'animo), sia dell'anima che del corpo, come pure alla prestazione di tutti quei doveri [obblighi] di santità e di giustizia dovuti a Dio ed ai nostri simili [agli uomini]. Dio promette vita a coloro che l'osservano, e morte a coloro che la trasgrediscono (la violano).
Il termine "morale" in "legge morale" fa riferimento al greco "èthos" (comportamento, costume, carattere, consuetudine). Da "ethos" in funzione di aggettivo viene "ethicos" che acquista anche il significato di principi delle caratteristiche della condotta umana che influiscono sulla collettività (ovvero "moralis" in latino). Il termine morale, quindi, assurge a valore di ciò che è attinente alla dottrina etica, oppure alla condotta umana. Come si può giudicare la condotta umana? Qual è il suo criterio?

La legge morale nell'ambito della fede cristiana è l’espressione della volontà di Dio al riguardo del comportamento che Egli si aspetta dalle creature umane. Si tratta di una volontà esplicitamente dichiarata e registrata nell’ambito del Patto che Egli ha stabilito con le creature umane. Essa prende la forma di disposizioni che Egli stabilisce in forza delle Sue prerogative di Creatore e Signore dell’universo. Le creature umane hanno il preciso dovere di conformarsi ad esse. Non si tratta di principi generali di condotta né di suggerimenti, ma di un obbligo insindacabile a cui nessuno si può impunemente sottrarre. A queste prescrizioni dobbiamo conformarci personalmente, in modo completo e permanente. Sono principi assoluti e non relativi, validi per ogni tempo e luogo. A questi precetti dobbiamo conformarci con tutto l’essere nostro, non solo nel senso che riguardano ogni manifestazione della nostra vita, sia interiore che esteriore, ma che dobbiamo ubbidirvi con la disposizione interiore appropriata, vale a dire non di malavoglia, ma volentieri, ispirati dal rispetto e dall’amore per essi e per Colui che ce li ha dati, con diligenza e determinazione, consapevoli che essi sono per il nostro ed altrui bene e sono quindi giusti e buoni, sia che ne comprendiamo la portata oppure no. La legge morale che Dio ci ha dato esprime ed è tesa a santità e giustizia: essa, cioè, riflette il carattere buono, santo e giusto di Dio, ed è tesa a che il nostro comportamento sia altresì buono, santo e giusto rispetto ai criteri di Dio. La legge morale riguarda non solo i nostri rapporti con ciò che concerne la nostra vita ed i nostri rapporti con gli altri ed il mondo, ma regola altresì i nostri rapporti con Dio. La legge morale di Dio ci è data nel contesto di ciò che è stipulato nel Patto che ci lega a Dio: essa implica la promessa di vita per coloro che vi si conformano e la minaccia della perdita della vita per coloro che vi trasgrediscono.

La legge morale, quindi, proclama espressamente quale sia la volontà di Dio al riguardo del comportamento che Egli si aspetta da ogni essere umano. Essa non è un costrutto della cultura umana né una forza o principio astratto inerente all'universo, ma rivelazione dell'oggettiva volontà di Dio. Dio non è, come qualcuno afferma, "un modo per definire il meglio che c'è nell'uomo" (benché essa certamente sia stata impressa nella coscienza umana), ma esprime il fatto che l'Essere personale supremo abbia una precisa volontà e che Egli la riveli alle creature umane. Ogni creatura umana senza eccezione, passata, presente e futura, ha il preciso dovere di sottomettersi alla legge morale proclamata da Dio: la legge morale ha quindi un carattere assoluto.

Stabilito il principio che la legge morale sia stata sovranamente e in modo non ambiguo proclamata da Dio all'umanità, è questo stesso fatto che determina quale tipo di ubbidienza Dio si aspetti dalla creatura umana. Forse che Dio è disposto a tollerare un'ubbidienza approssimativa e discrezionale alle Sue leggi? No, così come ci si attende che Dio sia amato "con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza, con tutta la mente", l'ubbidienza alla legge di Dio deve essere assoluta e diligente, non solo esteriore ma interiore, vale a dire, basata sulla adesione di tutto noi stessi, di buon grado, con piena persuasione e gioia.

Tutto il nostro essere è tenuto a conformarsi alla legge di Dio in modo irreprensibile, in santità (dedizione completa) e giustizia. Dio, cioè, si aspetta un'ubbidienza "al cento per cento", non parziale ma completa. L'essere umano deve attenersi a tutte le cose scritte nel libro della legge mettendole diligentemente in pratica.

Di fatto, chi non si attiene al 100% a questo criterio, viene considerato dalla Parola di Dio "sotto maledizione" ed è passibile di un giusto giudizio di condanna che equivale a nulla di meno che alla perdita della vita (la morte), vita che è garantita proprio dalla fedele conformità alle norme stabilite. Il principio è, perciò: la nostra vita è determinata dall'osservanza diligente della legge di Dio, vale a dire: "vivere per mezzo di essa".

Ci si potrebbe fare, al riguardo, molte domande. Eccone alcune:

  • La legge morale di Dio è vincolante per il pagano che nulla sa della Bibbia? Sì, la legge morale di Dio non solo è scritta nella Bibbia, ma è impressa nel cuore di ogni creatura umana, costituisce la rivelazione naturale della volontà di Dio e la rende inescusabile (Romani 2:14-16).
  • La legge morale di Dio è vincolante per gli atei, chi non crede all'esistenza di Dio? Sì, nel giorno del giudizio essi dovranno rispondere sia per la loro negazione dell'esistenza di Dio che per ogni trasgressione consapevole della Legge di Dio loro rivelata. Essi non potranno giustificarsi dicendo che, nonostante la loro incredulità, essi hanno compiuto "molte opere buone", perché Dio stesso dichiara nella Sua Parola che tutto ciò che non nasce dalla fede in Lui è peccato ["Tutto ciò che non viene da fede è peccato" (Romani 14:23); "La Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse data ai credenti la promessa mediante la fede di Gesù Cristo" (Galati 3:22)] e, comunque, queste opere non sono valide agli occhi di Dio, non rispondendo ai criteri di giustizia che Egli ha stabilito.
  • La legge di Dio è vincolante per i cristiani? La legge di Dio, per i cristiani, che pure sono salvati per grazia mediante la fede, hanno il dovere morale di ubbidire alla legge di Dio non ai fini della loro salvezza, ma come espressione dell'onore e riconoscenza da tributarsi a Dio per averli salvati in Gesù Cristo. La loro stessa santificazione è quel processo mediante il quale essi si conformano sempre meglio alla volontà rivelata di Dio.
  • La legge morale di Dio è soggetta a cambiamento o evoluzione nella sua forma e sostanza? I principi stabiliti dalla legge di Dio sono immutabili e non sono soggetti a cambiamento o ad evoluzione. Ciò che si sviluppa è una migliore comprensione del significato particolare di un comandamento, così come può variare la sua applicazione a contesti diversi in cui ci si trova. Bisogna poi certamente tenere conto del fatto che la legge di Dio non regolamenti ogni aspetto della vita umana e non promuova alcuna casuistica dettagliata come, ad esempio, quella del Giudaismo, del Cattolicesimo o di certi gruppi settari. In molti campi, stabilito il principio, essa lascia ai cristiani la responsabilità di applicarlo a persone e situazioni diverse assumendosi i rischi di scelte eventualmente sbagliate. In ogni caso, dal completamento del canone biblico, la rivelazione della volontà di Dio all'umanità è da considerarsi completa ed immutabile e così rimarrà, in questa forma fissa, fino alla fine del mondo. Molti oggi, influenzati dal pensiero moderno, dicono che questa concezione della Legge morale di Dio sia "troppo stretta" e "statica", ritenendo "assurdo" che possa valere completamente oggi "...qualcosa di pubblicato più di 2000 anni fa". La legge morale di Dio, però, rimane oggi del tutto adeguata per regolare nel modo migliore la vita dell'essere umano. Quando la legge di Dio è interpretata correttamente secondo sani principi di studio della Bibbia, essa rimane in vigore sia per il presente che per il futuro per tutti, in qualunque condizione si viva.
  • La legge morale di Dio imporrebbe semplicemente il dovere di "essere buoni"? Chi parla oggi del dovere di "essere buoni" come l'unica cosa da considerarsi sufficiente agli occhi di Dio, interpreta il significato di questa "bontà" in modo molto soggettivo ed influenzato prevalentemente dai discutibili presupposti della corrente ideologia umanista. Il concetto di "bontà", però, così come quello corrispondente e pure oggi molto popolare di "amore" (oggi si dice"basta che si ami" e "va dove ti porta il cuore") è definito autorevolmente solo dalla volontà di Dio espressa dalla Legge morale che Egli ha rivelato. Inoltre, secondo quel che la Parola di Dio prescrive, non basta genericamente essere "buoni" e "amorevoli" ad un certo qual grado o "il meglio possibile". Dio esige nella Sua Parola che, per essere accettabili, noi si debba essere perfettamente (compiutamente) buoni, giusti ed amorevoli, che noi ci si attenga perfettamente non solo esteriormente, ma anche interiormente, alla Sua legge. Potrà anche non piacere id essere considerato "impossibile", ma Dio esige assoluta perfezione morale. È questa forse una pretesa "esagerata"? Ammettiamo certo che questo ideale non sia raggiungibile in questa vita e che nemmeno l'abbia mai raggiunto il migliore fra gli esseri umani (ad eccezione del Signore e Salvatore Gesù Cristo). Ciò che Dio ci impone è ragionevole e legittimo e lo conseguiremmo se il peccato (del quale siamo pienamente responsabili) non ci contaminasse e ci rendesse incapaci di raggiungerlo. Questo ideale impossibile da raggiungere nella condizione in cui ci troviamo dimostra in primo luogo che esso proviene da Dio (se provenisse da noi stabiliremmo certo un livello molto più basso...) e come la nostra situazione sia davvero disperata. Ecco perché abbiamo assoluto bisogno di un salvatore, della Persona e dell'opera del Salvatore Gesù Cristo che, il solo, dopo aver conseguito piena giustizia ed avere completamente sulla croce pagato il prezzo della salvezza, accredita la Sua bontà a coloro che, riconoscendo la loro condizione disperata e rinunciando ad ogni pretesa di poter giungere da soli a conseguire la propria accettabilità di fronte a Dio, si affidano completamente per la loro salvezza a Lui soltanto. Dovremmo fare sempre molta attenzione a non abbassare mai i termini rispetto ai quali è possibile ottenere la vita vera, significativa ed eterna promessa da Dio a chi si conforma completamente alla Sua legge morale. L'Evangelo non implica un abbassamento dei criteri di salvezza, ma la sostituzione che avviene con la Persona che ha adempiuto a quei criteri. Dio accredita la perfetta bontà (giustizia) di Cristo a coloro che Lo accolgono con ravvedimento e con fede.
  • Qual è il significato della "morte" che meritano coloro che non si conformano alla legge di Dio? Come afferma la Parola di Dio, ciò che il peccato merita è "la morte": "Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato..." (Romani 5:12); "...perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore" (6:23). Il concetto qui espresso di "morte" è inclusivo. Significa allontanamento del trasgressore da Dio e privazione d ogni bene (che da Lui solo proviene); (b) la morte del nostro corpo ed il suo ritorno alla polvere; (c) ciò che la Bibbia chiama "inferno" o "seconda morte".


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