martedì 27 agosto 2013

Chi davvero vive in un mondo di fantasia?

I cristiani sono spesso accusati di vivere in un mondo di fantasia, di credere a delle illusioni, di "non avere i piedi per terra", di affidarsi a delle favole, a dei miti, ad essere "sconnessi dalla realtà". In questa prospettiva, atei ed agnostici sarebbero gli unici a vivere "con realismo" ed a basarsi su "dati oggettivi", quelli che "la scienza" scopre sperimentalmente e stabilisce. E' anche per questo che le moderne società secolarizzate (indipendenti dalla "religione") non permettono che "concetti religiosi" influenzino la vita pubblica, perché sono ritenuti "arbitrari" rispetto a quelli basati su "dati oggettivi verificabili" e sul pragmatismo. La "religione" viene così relegata al mondo delle opinioni private.

Con il pretesto della "neutralità" rispetto ad "opinioni religiose" contrastanti, però, la società moderna realizza di fatto il trionfo dell'autonomia umana da Dio. Secondo la Bibbia, questo non è altro che l'obiettivo che il nemico di Dio, Satana, si era proposto di realizzare sin dall'inizio, con le creature umane: allontanarle da Dio, pregiudicarne la vita e sconfiggerne i propositi.

Per realizzare questo obiettivo, Satana suggerisce all'uomo concezioni della realtà "alternative" a quella di Dio, naturalmente menzognere, vere e proprie "fantarealtà" spacciandole per buone. E' così che, di fatto, sono gli increduli a vivere in un mondo di fantasia, in un mondo di favole e miti [i miti "scientifici" sono pur sempre miti!], e ad essere "sconnessi dalla realtà", non i cristiani! "Sconnettendosi" da Dio, gli increduli si "sconnettono" dalla realtà stessa, perché la realtà di Dio è l'unica che esista. La realtà ha senso solo se la si vede nella prospettiva di Dio.

L'uomo senza Dio vive all'insegna della negazione. Di fatto egli sceglie di credere a menzogne e se ne compiace perché fugge da Dio, il quale solo può dare significato alla realtà. Egli dice: "Non vogliamo che costui regni su di noi"(Luca 19:14): per questo egli si immagina un mondo in cui Dio non sia sovrano.

L'uomo non redento fugge da Dio perché presta fede alla grande menzogna di Satana di poter egli stesso "essere come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male" (Genesi 3:5). Egli crede d'aver realizzato questo empio desiderio e che egli abbia di fatto conseguito autonomia da Dio. Quando l'uomo crede ad un tale fondamentale inganno, la sua vita non può che diventare del tutto sconnessa dalla realtà. Alienato dal Dio del significato [il significato ultimo delle cose], la sua vita, pensiero, e rapporti, saranno sotto il controllo di una serie di presupposti di fantasia.

Paolo associa un tale pensiero alla "filosofia e ai vani raggiri secondo la tradizione degli uomini e gli elementi del mondo", non fondati su Gesù Cristo (Colossesi 2:8). Paolo identifica il problema fondamentale dell'uomo nel suo rifiuto di Gesù Cristo, perché Egli è il solo che possa risolvere il problema del peccato. Ogni struttura di pensiero, infatti, che non sia fondata sul ravvedimento dal peccato e sulla fede in Cristo, come unico mezzo di salvezza, è basata sul fantasioso concetto che l'uomo sia autonomo, che non abbia bisogno di Dio [la fantasia che la ribellione di Adamo sia stata legittima]. Il concetto della responsabilità verso Dio e del peccato, quindi, perdono per lui di ogni rilevanza.

Quando Paolo dice che in Cristo sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza (Colossesi 2:3), egli non intende alcuna conoscenza mistica o segreta. Al contrario, egli intende che noi si veda tutta la realtà dalla prospettiva di Cristo come Mediatore fra l'uomo e Dio, dal quale ci siamo alienati a causa del peccato. Cristo ci riconcilia con la realtà quando ci riconcilia con Dio. L'uomo che si pone al di fuori di Cristo, vive all'insegna della menzogna di Satana, menzogna che lo sconnette dalla realtà di Dio. E' solo in Gesù Cristo che l'uomo può avere accesso al mondo di Dio ed quella vita sana ed integra che Egli rende possibile.

Sulla stessa linea Giovanni può dire che i credenti in Cristo "hanno conoscenza" (1 Giovanni 2:20), una conoscenza che, se pur non completa, è concettuale. Noi possediamo un sistema di pensiero e di conoscenza del tutto coerente. Abbiamo un universo, non un "multiverso".

Paolo descrive gli uomini come coloro che hanno "prurito d'udire", che distolgono la loro attenzione dalla verità e "si cercano maestri in gran numero secondo le proprie voglie" (2 Ti. 4:3,4). Il risultato di tutto questo non è maggiore conoscenza, ma "favole". Coloro che hanno "prurito d'udire" vogliono solo udire ciò che pensano torni loro comodo. Non c'è limite per coloro che vogliono soddisfare la loro voglia di fantasie, per questo "si cercano maestri in gran numero". E' proprio il "gran numero" di questi maestri che sembra accordare loro "credibilità". La nutrita schiera di "esperti" ed "accademici" che essi vantano, è funzionale a giustificare le pretese d'autonomia dell'uomo.

Gli uomini non redenti non solo credono a menzogne, ma "soffocano [o sopprimono] la verità nell'ingiustizia" (Romani 1:18). Il fatto di non essere riconciliati con Dio fa sì che essi attivamente resistano alla verità. Quando gli uomini abbracciano la loro separazione da Dio, essi la considerano normativa e vivono e pensano secondo le loro precarie immaginazioni. E' così che, come la generazione antidiluviana, "il loro cuore concepisce soltanto disegni malvagi in ogni tempo" (Genesi 6:5).

La negazione ultima dell'uomo è quella di negare di dover rendere conto di sé stesso a Dio. Coloro che vivono in tale negazione, vivono in un mondo di fantasia.

La fantasia, così, assume un ruolo importante nel nostro mondo. Essa domina il mondo dell'intrattenimento. Film e telefilm si compiacciono di mostrare [artificiosamente] una società che "vive benissimo" senza Dio e che, per questo, è felice. Gli "scrupoli morali" sono, in questo contesto, un "fardello" di cui volentieri si libera. Se la religione viene rappresentata, essa viene o messa in ridicolo, oppure neutralizzata e inquadrata nei parametri dell'umanesimo. Gli spettatori credono a questa concezione del mondo e vogliono così riprodurla nella loro vita...

Marx aveva edificato tutto un sistema economico e filosofico e l'aveva chiamato "scientifico", mentre, in realtà lo potremmo definire solo come "fantascienza", "fantapolitica" e "fantastoria". I suoi seguaci continuano a piegare il mondo per adattarlo a come loro vorrebbero che le cose fossero. La nostra storiografia viene sempre di più riscritta su parametri che escludono "la religione" per poter essere utilizzata per propagandare i moderni obiettivi sociologici.

Anche le chiese possono cadere nella tentazione della "fanta-religione". Le posizioni più blasfeme ed eretiche (quelle, ad esempio, delle sétte di vario tipo) sono dichiarate essere "vero cristianesimo" o "ciò che insegnava Gesù" e contrapposte a quelle ufficiali.

Giovanni ci dice che coloro che costruiscono ed amano menzogne si pongono fuori dal regno di Dio (Apocalisse 22:15). L'Evangelo, però, ci pone in giusto rapporto con Dio e ci mette in grado di pensare in sintonia con Dio come il popolo del nostro Creatore e Redentore. Comprendiamo chi siamo e per che cosa viviamo. La nostra vita ha significto, proposito e speranza. "Afferriamo" la realtà. Questa non è "arroganza", ma realismo. Confidare nel peccato, nella ribellione dell'uomo e nella sua pretesa ad essere autonomo genera così solo fantasie e menzogne che prima o poi si volgeranno contro di noi. Non può essere diversamente. Gesù disse: "Egli [Satana] è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna" (Giovanni 8:44).

Di Mark R. Rushdoony. Il past. Mark R. Rushdoony è presidente di Chalcedon e della casa editrice Ross House Books. E' pure capo-redattore di “Una fede per il tutto della vita”, Chalcedon ed altre pubblicazioni. Questo adattamento è di Paolo Castellina. 16 agosto 2005. 



2 commenti:

  1. E' la traduzione esatta da Mark Rushdooney, vero? Contenuto ottimo, ma ritengo prolisso; perché fa alcune ripetizioni che può renderne la volontà di lettura fino alla fine, volatile. Grazie.

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