sabato 3 maggio 2014

Chi decide la destinazione di un vaso?

"La Scrittura infatti dice al faraone: «Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra». Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole" (Romani 9:17-18).
L'esempio del Faraone era ben noto a tutti coloro che avevano familiarità con l'Antico Testamento. Dio aveva distrutto la nazione egiziana con piaghe per dimostrare la Sua potenza sulla terra, e chiave di tutto questo era l'indurimento che Egli aveva operato nel cuore del Faraone.

Prima che Mosè avesse incontrato per la prima volta il Faraone, Dio gli aveva detto: "Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare davanti al faraone tutti i prodigi che ti ho dato potere di compiere; ma io gli indurirò il cuore ed egli non lascerà partire il popolo" (Esodo 4:21). Era stata espressa intenzione di Dio di manifestare la Sua ira sugli egiziani. Le azioni di Dio non erano state "forzate" dall'ostinazione del leader egiziano. Dio aveva detto Egli stesso che avrebbe indurito il cuore del Faraone, e l'ha fatto. Ascoltate questa risposta impudente di questo idolatra pagano di fronte al comando di Mosé: "Chi è il SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non conosco il SIGNORE e non lascerò affatto andare Israele" (Esodo 5:1-2). Non è forse questo ciò che Dio aveva detto di fare? Forse che qualcuno potrebbe dire che qui il cuore del Faraone sia stato "molle"? Certo no, e Mosé ben sapeva che dietro a tutto questo stava Dio, perché quando poi il Faraone aumenta il carico di lavoro degli Israeliti, Mosé se ne lamenta con Dio in Esodo 5:22. Perché lamentarsene con Dio, se Dio non avesse avuto nulla a che fare con questo e se fosse stata tutta questione del "libero arbitrio" del Faraone?

Questo è esattamente il presupposto della citazione che Paolo fa di Esodo 9:16. La porzione di verità che qui brucia l'orgoglio dell'uomo è questa: é più importante che il nome di Dio sia magnificato e la Sua potenza conosciuta, di quanto lo sia che un uomo "faccia le proprie scelte". Certamente il Faraone non era stato forzato a compiere nulla di peccaminoso (senza dubbio, probabilmente, Dio lo aveva trattenuto dal compiere molte opere peccaminose). Dio aveva operato molte volte sui desideri di questo cuore malvagio. Il Faraone, però, non è che un vaso, una creatura, non il Vasellaio. Il Faraone era stato formato, fatto e portato all'esistenza per servire i propositi del Vasellaio, non i propri. Il Faraone non era che un servo, uno che di fatto era stato eletto, destinato, alla distruzione. La sua distruzione, ed il procedimento che ve l'avrebbe condotto (incluse tutte le piaghe inflitte all'Egitto), facevano parte del piano di Dio. La questione è indisputabile: non c'è nessun altro modo per comprendere queste parole.

Paolo, poi, congiunge il fatto che Dio abbia mostrato immeritata compassione e misericordia a Mosé (Esodo 33) con l'indurimento del cuore del Faraone (Esodo 5) e conclude che il fatto che uno sia "graziato" o "indurito" è completamente, del tutto ed in modo inalterabile dipendente dalla volontà di Dio. I verbi che qui sono usati sono attivi: è Dio ad essere l'agente di quel che vi è descritto. Egli concede la Sua grazia a chi Lui vuole e indurisce chi Lui ritiene di dover indurire. Non si può qui sfuggire al parallelo fra "misericordia" e "indurimento". Potremmo dire che ci piaccia di più la misericordia che l'indurimento, ma entrambe le cose sono ugualmente parte della stessa verità. Non si può accettare l'una e respingere l'altra. Se vogliamo essere fedeli alle Scritture, non è possibile predicare la misericordia di Dio senza predicare nel contempo il giudizio di Dio.

Questo brano raggiunge un crescendo nei versetti finali: "Tu allora mi dirai: «Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà?» Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?»" (Romani 9:19-20). Paolo era perfettamente cosciente che quello che scriveva avrebbe suscitato obiezioni senza fine. Se Dio manifesta la Sua misericordia soltanto sulla base del Suo beneplacito, e se Dio indurisce il cuore del Faraone su quella stessa base, vale a dire tutto il Suo proprio onore e gloria, come potrebbe Dio rendere le creature umane responsabili delle loro azioni, perché chi potrebbe resistere alla Sua volontà. La risposta che Paolo dà a questa domanda è semplice e devastante: Sì, certo Dio considera le creature umane responsabili di quel che fanno, e lo può fare solo perché Egli è il Vasellaio, Colui che plasma e crea, mentre la creatura umana è solo "la cosa plasmata". Sarebbe assurdo che un vaso mettesse in questione il Vasellaio. Queste parole non possono essere comprese separatamente dalla comprensione fondamentale della libertà del sovrano Creatore e la creaturalità ontologica dell'uomo, cosa che elimina ogni possibilità di lamentarsi contro Dio.

Sebbene già chiaro in modo devastante, Paolo mette assolutamente in chiaro che su questo punto ogni incertezza sia esclusa: "Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi d'ira preparati per la perdizione, e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri?" (Romani 9:21-24). La libertà del Vasellaio pulsa tutt'attraverso queste parole e sfociano inesorabilmente nel mare della sovranità, spazzando via ogni aspirante promotore del libero arbitrio. Dio ha tutti i diritti di fare ciò che vuole con ciò che Egli ha creato (incluse le creature umane), proprio come il Vasellaio esercita un potere assoluto sulla creta del vaso che sta plasmando. Proprio come Dio ha dimostrato la Sua ira e potere devastando l'Egitto idolatra, così dimostra la Sua ira sui "vasi preparati per la distruzione". Sono questi delle nazioni? Delle classi di persone? No, sono peccatori sui quali grava e cadrà l'ira di Dio. Di essi è detto specificatamente che sono "preparati per la perdizione". Questo è il proposito per il quale sono stati creati.

Perché vi sono vasi preparati per la distruzione? Perché Dio è libero. Pensateci su: qui ci sono solo tre possibilità logiche. O (1) tutti i vasi sono stati preparati per la gloria (universalismo); (2) tutti i "vasi" sono stati preparati per essere distrutti; o (3) alcuni vasi sono stati preparati per la gloria ed alcuni sono stati preparati per la distruzione, ed è il Vasellaio che decide in un modo o in un altro. Perché non esiste una terza opzione, una in cui i vasi preparano sé stessi sulla base delle proprie libere scelte? Perché dei vasi non hanno una tale capacità! I vasi sono vasi! Dato che Dio sceglie di rendere note "le ricchezze della Sua grazia" ai Suoi eletti (vasi preparati per ottenere misericordia), vi devono necessariamente essere vasi preparati per la distruzione. Non c'è alcuna dimostrazione di misericordia e di grazia quando non vi è giustizia.
Ai vasi d'ira, rammentate, piace essere vasi d'ira. Essi non vorrebbero scegliere d'essere null'altro, ed essi detestano i vasi che ricevono misericordia...

(Estratto dal libro del dott. James White "The Potter's Freedom", pagine 211-214). Acquistabile presso:  http://www.amazon.it/The-Potters-Freedom-Reformation-Rebuttal/dp/1879737434

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