giovedì 4 settembre 2014

La moralità non ha senso nell’ambito della concezione del mondo evoluzionista

Sintesi
La questione della moralità è un problema molto difficile per la concezione del mondo evoluzionista. Questo non vuol dire che gli evoluzionisti siano in qualche modo meno morali dei creazionisti biblici - o di chiunque altro. La maggior parte degli evoluzionisti aderiscono ad un codice morale e credono nel concetto di giusto e sbagliato. Gli evoluzionisti, però, non hanno una ragione razionale a sostegno della loro posizione. Solo i creazionisti possiedono una tale ragione razionale, logica e coerente per la moralità.

Il fondamento della moralità

Anche se la maggioranza non se ne rende conto e non lo ammetterebbe, la moralità e le regole che possiedono la maggior parte degli umani trova la sua base nella Bibbia, particolarmente nel racconto della creazione del libro della Genesi preso alla lettera. La Bibbia afferma d'essere Parola di Dio (2 Timoteo 3:16; 2 Pietro 1:21) e che il Dio della Bibbia è l'autorità ultima e fondamento della conoscenza (Ebrei 6:13; Proverbi 1:7; 2:6; Colossesi 2:3). La Bibbia ci dice che Dio è il Creatore e che Egli ha il diritto di definire criteri di comportamento assoluti. Senza la creazione, così come concepita dalla Bibbia, la moralità non trova di fatto alcuna giustificazione. Che cosa intende esattamente l'incredulo (la persona che respinge il Dio biblico) [1]quando parla di "buono", oppure con quali criteri l'incredulo determina ciò che considera "buono" (tanto da definire o identificare ciò che poi considera "cattivo" o “un male”?). Quali sono i presupposti dei termini rispetto ai quali l'incredulo emette un qualsiasi giudizio morale? Per quanto gli increduli possano classificare delle azioni buone oppure cattive, essi non possiedono un fondamento ultimo per ciò che considerano bene o male.
Di fatto, molti evoluzionisti affermano chiaramente che l'evoluzione non possa fornire base alcuna per la moralità. William Provine, evoluzionista e professore di biologia all'Università Cornell, al riguardo delle implicazioni del Darwinismo afferma: "Non esiste alcun fondamento ultimo dell'etica, non esiste alcun significato ultimo della vita, ed il libero arbitrio è semplicemente un mito umano". Se l'evoluzionismo è vero, quindi, non vi può essere alcun codice morale universale assoluto a cui si debba aderire.
Steven Weinberg, evoluzionista e professore di fisica all'università del Texas, premio Nobel, afferma: "Ritengo che parte della missione storica della scienza sia quella di insegnarci che noi non siamo i giocattoli di alcun intervento soprannaturale, che siamo noi a doverci trovare la strada nell'universo, che siamo noi a doverci trovare il nostro senso della moralità" [2]. Se dunque la moralità è determinata solo dal nostro proprio “senso”, allora un codice morale universale che tutti debbano seguire non può essere giustificato.

Perché l'omicidio è sbagliato

L'omicidio è un esempio ovvio di comportamento immorale. La sua base proviene da Genesi 1:27 [3] che afferma come tutti gli esseri umani siano stati creati ad immagine di Dio e che per questo sono differenti dagli animali. L'omicidio è condannato in Genesi 4, laddove Dio punisce il primo omicida. Caino, per avere ucciso suo fratello Abele. La divina condanna dell'omicidio è ulteriormente stabilita nei Dieci Comandamenti (Esodo 20:13). La morte e la sofferenza non facevano parte della creazione divina originale com'è mostrata nel comando rivolto ad Adamo ed Eva ed agli animali di nutrirsi solo di vegetali (Genesi 1:29-30) [4]. In Genesi 1:31 Dio afferma che il Suo creato era "molto buono". Questa terminologia sarebbe priva di significato se esso avesse incluso la morte e la sofferenza.
Gli evoluzionisti potrebbero dire che i criteri di giusto e di sbagliato possano essere creati indipendentemente da Dio. Questo ragionamento, però, è arbitrario e conduce a conclusioni assurde. Se ciascuno di noi potesse crearsi la propria moralità, allora nessuno di noi potrebbe giudicare la moralità di un altro. Su che base, infatti, giudicheremmo riprovevole il codice morale delle ideologie nazista o comunista? Come chiunque altro esse avrebbero il diritto di determinare chi ha diritto alla vita e chi no e nessuno potrebbe contestarle giudicandole sbagliate. In che modo potremmo mai dire che sia sbagliato togliere la vita a qualcuno se la moralità è determinata "dal nostro senso" e "non esiste alcun fondamento etico assoluto"?
Nell'universo evoluzionista indignarsi non ha senso, perché, per avere filosoficamente senso, indignarsi significa fare riferimento al carattere assoluto, immutabile e buono di Dio.

La regola della maggioranza oppure le regole di Dio?

Alcuni evoluzionisti affermano che la moralità è ciò che la maggioranza decide essere tale. Questo sposta un'opinione ingiustificata da una persona ad un gruppo di persone. E' arbitraria e pure conduce a conclusioni assurde.
L'incredulo considera il "bene" tutto ciò che possa evocare approvazione pubblica. Sulla base, però, dell'affermazione "La vasta maggioranza della popolazione aveva approvato di tutto cuore e di buon grado e aveva partecipato a quegli atti malvagi" non potrebbe mai avere senso. Il fatto che un certo grande numero di persone ritenga giusto qualcosa non è tale da persuadere chiunque (o non dovrebbe razionalmente) che questo sentimento (sulla bontà o malvagità di qualcosa) sia corretto. Il Nazismo era stato in grado di persuadere la maggior parte della popolazione tedesca della bontà di quello che aveva intrapreso, ma questo non lo rende di per sé giusto.
Senza il Dio della Bibbia ed il racconto della Genesi, preso letteralmente, il giusto e lo sbagliato diventano solo preferenze personali. "L'omicidio è sbagliato" equivarrebbe così a "Il blu è il mio colore favorito". Entrambi sarebbero opinioni personali e non fornirebbero base alcuna per contestare qualcuno dalle opinioni differenti".
Dal punto di vista della logica, la questione è come l'incredulo possa mai prendere seriamente il male - non semplicemente come qualcosa di sconveniente, spiacevole o contrario ai propri desideri. Quale filosofia di valori o moralità può offrire l'incredulo che renda significativo condannare una qualche atrocità come oggettivamente un male? L'indignazione morale che è rappresentata dall'incredulo quando incontra le cose malvagie che accadono in questo mondo, non corrispondono alle teorie etiche affermate dagli increduli, teorie che si comprovano essere arbitrarie, soggettive, o semplicemente utilitaristiche o relativiste in carattere. Dal punto di vista della concezione del mondo dell’incredulo, non vi sono buone ragioni per dire che una qualsiasi cosa sia oggettivamente un male, ma solo che essa sia una scelta personale o un sentimento. Quando così gli evoluzionisti parlano di moralità come se fosse un criterio oggettivo, essi si dimostrano incoerenti con la propria concezione del mondo.
Genesi non solo giustifica l’esistenza del codice morale, ma spiega pure l’incapacità dell'umanità di viverne all’altezza. La prima violazione del codice morale da parte dell’umanità era la disubbidienza di Adamo ed Eva al comando di Dio di mangiare dall’Albero della Conoscenza del Bene e del Male (Genesi 2:17; 3:6). La Bibbia insegna che la natura ribelle (peccaminosa) la si eredita, viene passata dai genitori ai figli. È così che tutti hanno per natura la tendenza a peccare (la tendenza a ribellarsi a Dio) perché sono discendenti di Adamo ed Eva che hanno commesso il primo peccato (Romani 5:12; Galati 5:17). Il peccato di Adamo ha avuto per risultato la maledizione di tutte le cose e tutto il creato ha subito gli effetti di quella maledizione da quel tempo (Romani 8:22-23). Ecco come il prendere letteralmente il racconto della Genesi può spiegare perché, in primo luogo, la gente sia immorale, come pure i “mali naturali” che vediamo nel mondo.
Una concezione cristiana al riguardo della Genesi come racconto da prendersi alla lettera, è necessaria per spiegare perché (1) esiste un codice morale; (2) tutti lo conoscono, e (3) nessuno può esserne completamente all’altezza. È questo che fornisce il fondamento razionale, logico e coerente della moralità, ciò che ha condotto alle leggi moderne che proibiscono e puniscono l’immoralità. L'incoerenza della concezione del mondo evoluzionista
Considerate quegli evoluzionisti che insistono a che ai bambini non venga insegnata la concezione biblica della Creazione. Fra di questi ci è il famoso ateo professante Richard Dawkins, professore all'Università di Oxford che, a proposito dell'insegnamento della Creazione nelle scuole ha affermato: "L'evoluzione è confortata da montagne di prove scientifiche. Questi bambini sono deliberatamente e ostinatamente sviati quando si parla loro dell'origine delle cose viventi" [5]. È lodevole che Dawkins si interessi del benessere dei bambini, chiedendo che si insegni loro solo la verità. Una tale preoccupazione, però, ha senso se i bambini stessi sono semplicemente il risultato di un processo evoluzionistico casuale? Dawkins sostiene che non si debba insegnare la Creazione perché crede che sia falsa. Ora, tutto questo manca il punto, dato che la questione è la verità o la falsità della creazione: come creazionisti siamo convinti che la Creazione sia verità e che l’evoluzione sia falsa. La cosa assurda di tali argomentazioni evoluzioniste è che esse stesse sono contrarie all’evoluzione! Cioè, nell’ambito di una concezione del mondo evoluzionista, perché sarebbe sbagliato mentire - soprattutto se porta un beneficio alla nostra sopravvivenza?
Ora, secondo la concezione del mondo cristiana è sbagliato mentire, ed il cristiano ne ha buona ragione. Dio ha indicato nella Sua Parola che mentire è contrario alla Sua natura (Numeri 23:19) [6] e che non è consentito alle creature umane di menture (Esodo 20:16). Al di fuori dalla concezione del mondo cristiana, però, perché mai bisognerebbe dire la verità? Parole come "si dovrebbe" hanno senso solo se esiste un criterio assoluto dato da qualcuno che eserciti autorità su tutti.
Se gli esseri umani sono semplicemente l'inevitabile risultato di leggi di fisica e di chimica che operano nel tempo, allora come potrebbero le persone avere la possibilità di scegliere in ciò che fanno? Se le decisioni che fanno le persone sono semplicemente l'espressione di reazioni elettro-chimiche in un cervello - che sarebbe esso stesso risultato di milioni d'errori casuali di copiatura nel nostro DNA, avrebbe forse senso di ritenete gli umani " responsabili" delle loro "decisioni"?
Dopo tutto non si cerca di punire il pianeta Venere perché gira in senso anti-orario e non ci si arrabbia quando il bicarbonato di sodio reagisce con l'aceto. Questo è solo ciò che necessariamente avviene in un universo governato da leggi di natura. Allo stesso modo, perché un evoluzionista dovrebbe mai arrabbiarsi per ciò che un essere umano fa ad un altro (come i creazionisti che "mentono" ai bambini) se noi tutti non siamo altro che complesse reazioni chimiche? Se noi semplicemente ci siamo evoluti dagli animali, perché dovremmo attenerci a un codice di condotta in questo mondo all’insegna del “mors tua vita mea”? Dopo tutto, secondo la “legge della giungla” che essi immaginano stare alla base della stessa evoluzione, quello che un animale fa ad un altro animale è irrilevante!

La concezione del mondo evoluzionista prende a prestito concetti da quella cristiana

Quando gli evoluzionisti cercano di essere morali, di fatto essi “prendono a prestito” dalla concezione del mondo cristiana. Anche coloro che non hanno base alcuna per la moralità nell’ambito della concezione del mondo che professano, si attengono ad un codice morale. Questo accade perché di fatto, nel loro cuore, essi conoscono il Dio della Creazione, nonostante professino il contrario. La Scrittura ci dice che tutti conoscono il Dio biblico, ma che essi sopprimono la verità su Dio (Romani 1:18-21).
Perché mai vorrebbero fare questo?
Noi ereditiamo da Adamo, che si era ribellato a Dio nel giardino dell’Eden, una natura peccaminosa (Romani 5:12). Giovanni 3:19 [7] ci mostra come la maggior parte di noi rimarrebbe piuttosto nelle tenebre spirituali affinché non appaiano le loro opere malvagie. Proprio come Adamo aveva cercato di nascondersi dalla presenza di Dio (Genesi 3:8), così i suoi discendenti fanno lo stesso. La soluzione al peccato, però, non è la sua soppressione, ma la confessione ed il ravvedimento (1 Giovanni 1:9). Cristo è fedele nel perdonare chiunque invochi il Suo nome (Romani 10:13).
Quasi tutti credono che bisognerebbe comportarsi in un certo modo, che esiste un codice morale. Eppure, affinché la moralità sia significativa, la Bibbia e la Genesi, letteralmente intesa, deve essere vera. Dato che è stato Dio a creare gli esseri umani, è Lui a determinare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e noi siamo responsabili delle nostre azioni verso di Lui. Dobbiamo quindi concluderne che gli evoluzionisti siano incoerenti (irrazionali) quando parlano di giusto e di sbagliato, dato che tali concetti sono privi di significato nella concezione del mondo che essi professano. Come così tante cose che prendiamo per scontate, l’esistenza della moralità conferma che la creazione biblica è vera.

Risolvere razionalmente il dibattito

Gli evoluzionisti ed i creazionisti possiedono un differente criterio ultimo secondo il quale valutare ed interpretare le evidenze fisiche come stelle, fossili e DNA.
I creazionisti biblici prendono la Bibbia come loro criterio ultimo - un approccio che la Bibbia stessa sostiene e promuove (Proverbi 2:7; Ebrei 6:13). Al contrario, gli evoluzionisti abbracciano una filosofia concorrente come il naturalismo (la credenza che cause e leggi naturali possano spiegare ogni fenomeno) o l’empirismo (la credenza che sia l’esperienza, in particolare sensoriale, ad essere la fonte di ogni conoscenza). In che modo, allora, si può razionalmente decidere quale criterio ultimo sia corretto, dato che ciascun campo interpreta ogni evidenza alla luce del proprio criterio ultimo?
In questo articolo abbiamo fatto uso di una “argomentazione trascendentale”, approccio che dimostra la verità di una pretesa fondazionale attraverso la dimostrazione che l’opposto sia impossibilr. Di fatto, noi mostriamo la verità della concezione del mondo biblica creazionale mostrando come l’alternativa “si dia la zappa sui piedi”. Le alternative alla creazione biblica minano alla base l’esperienza umana e il ragionamento perché tali concezioni del mondo, nei propri termini, non possono dare un senso delle cose che prendono per scontate in maniera coerente e giustificata.
Abbiamo fatto uso della moralità come illustrazione particolare dell’argomentazione trascendentale (ad es. la moralità ha senso solo se la creazione biblica è vera). Potremmo però ugualmente fare uso di altre cose che generalmente si prendono per scontate come le leggi della logica, dell’uniformità e della scienza, l’affidabilità dei sensi, la dignità umana e la libertà. Tali verità fondazionali hanno senso solo nell’ambito di una concezione del mondo creazionale biblica.
Il filosofo cristiano Cornelius Van Til (1895-1987) sosteneva che il Dio della creazione biblica è essenziale alla razionalità stessa. Egli affermava: “Sostengo che la fede in Dio non sia semplicemente tanto razionale quanto altre credenze, od anche solo un poco o infinitamente più probabilmente vera quanto altre credenze. Sostengo che solo fintanto che si crede in Dio si possa logicamente credere in nient’altro” [8].


Note

  • [1] Darwinism: Science or Naturalistic Philosophy? Origins Research 16(1), 1994.
  • [2] Interview with Steven Weinberg (PBS). http://www.counterbalance.net/transcript/wein-frame.html.
  • [3] “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”.
  • [4] “Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu”.
  • [5] Ekklesia, “Darwin Attacks Creationist Plans on Theology and Politics from a Christian Perspective,” April 29, 2003.http://www.ekklesia.co.uk/content/news_syndication/article_2003_04_29_dawkins.shtml.
  • [6] “Dio non è un uomo, da poter mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?”.
  • [7] “Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie”.
  • [8] Van Til, Cornelius. “Why I Believe in God.” Philadelphia: Committee on Christian Education, Orthodox Presbyterian Church, n.d.

4 commenti:

  1. Grazie per questo interessante articolo.

    Ne approfitto per segnalare la ripetizione di un gruppo di frasi che iniziano entrambe con "Quale filosofia di valori...", al terzo paragrafetto a partire da "La regola della maggioranza o le regole di Dio."

    Un saluto.

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  2. Grazie per l'avermi fatto riflettere anche stamani! Un abbraccio fraterno!

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  3. Sono d'accordo, io infatti critico chi come me è evoluzionista ma fa il moralista.

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