martedì 19 giugno 2012

Delimitare il campo: perché la dottrina è importante

Immaginate Tonio: è un meccanico piuttosto eccentrico. Mentre ogni altro meccanico trova che le leggi di natura (come la forza di gravità) siano inevitabili e persino utili, egli crede che esse siano leggi arbitrarie, messe lì apposta per soffocare la sua creatività. Possiamo immaginare come le cose vadano a finire. Le auto che gli sono portate da riparare vengono ritornate ai loro proprietari in condizione peggiore di prima. La ditta di Tonio va in fallimento. Qualunque cosa lui creda, le leggi della fisica sono parte imprescindibile della natura della creazione.

Lo stesso è per la dottrina nella fede e nella vita cristiana. C’è sempre stata gente che, per tutto il corso della storia, riteneva di poter fare a meno della dottrina cristiana, le deduzioni logiche e necessarie tratte dagli insegnamenti impliciti od espliciti delle Sacre Scritture. Proprio come Tonio, vi sono cristiani che sostengono come la dottrina sia solo un’invenzione umana, un modo per esercitare un dominio sui credenti. Una tale posizione è altrettanto falsa di quella di Tonio il meccanico. La dottrina è inevitabile perché è rivelata nelle Scritture e necessaria per la fede e la vita cristiana.

La dottrina è biblica

Il nostro termine dottrina significa “ciò che viene insegnato”. Nell’uso che se ne fa nel cristianesimo, significa l’insegnamento cristiano al riguardo delle Sacre Scritture, Dio, l’essere umano, il Cristo, la salvezza, la Chiesa, e la fine dei tempi.

Il termine dottrina ricorre 24 volte nella Bibbia in versione Nuova Riveduta, 58 volte nella versione CEI, 32 volte nella Nuova Diodati, 31 volte nella Luzzi, e 53 volte nella Diodati. Il concetto di dottrina è presente tutt’alltraverso le Sacre Scritture.

Una delle idee di base del termine dottrina è insegnamento, istruzione. Mosè riceve istruzioni dal Signore sul monte (Esodo 32:12), dopo che gli israeliti avevano giurato dicendo: “Noi faremo tutto quello che il SIGNORE ha detto e ubbidiremo” (v. 7). Quelle istruzioni includevano verità sull’identità di Dio, ciò che Dio ha compiuto per il Suo popolo e ciò che Egli si aspetta da loro. Questo modello viene ripetuto attraverso tutto l’Antico Testamento.

Nel Nuovo Testamento, Tito, un giovane responsabile di chiesa sull’isola di Creta, viene esortato dicendo: “Sii … attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono” (Tito 1:9). Nel Nuovo Testamento vi sono molti testi simili a questo, alcuni fra i quali esamineremo fra breve. E’ chiaro come l’insegnamento e la preservazione della dottrina divinamente rivelata sia fondamentale ai compiti del ministro ed alle funzioni della chiesa di Cristo.

La dottrina è evangelica

La Chiesa universale ed i suoi più grandi maestri hanno sempre insegnato e confessato certe dottrine di base, La chiesa antica si focalizzava sulla dottrina biblica al riguardo di Cristo e di Dio. Dopo considerevole studio della Bibbia e accesi dibattiti, la chiesa antica aveva concluso che la Parola di Dio insegna come Dio sia uno in essenza e tre in persona, e che Gesù, Dio il Figlio fattosi carne, è una persona con due nature (divina ed umana).

La chiesa medievale preserva queste dottrine di base ma è confusa al riguardo della dottrina cristiana sulla salvezza. Questa confusione aveva contribuito ad una diffusa corruzione morale nella chiesa. La Riforma era stata largamente una lotta per ristabilire la certa dottrina biblica della giustificazione (in che modo Dio accoglie dei peccatori) attraverso l’immeritato favore di Dio, attraverso la sola fede, sulla base della sola giustizia imputata di Cristo. Le chiese protestanti intendevano radicare la vita cristiana nel ristabilimento di queste grandi verità. La comunione romana intendeva, invece, fondare la vita cristiana su una dottrina della giustificazione che affermasse come Dio accoglie coloro che sono santi e giusti di per sé stessi attraverso la grazia e la cooperazione con la grazia. La dottrina cattolica-romana, così com’era stata denunziata dai protestanti, negava la dottrina paolina che: “...se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia” (Romani 11:6). La dottrina cattolico-romana è una cattiva notizia per i peccatori perché noi non potremmo mai cooperare sufficientemente per diventare davvero giusti di fronte a Dio.

150 anni circa dopo la Riforma, i protestanti dovevano affrontare un’altra crisi dottrinale. Un grande sollevamento filosofico aveva cominciato a sovvertire il mondo intellettuale dell’Occidente. Invece che prendere le mosse da Dio e dalla Sua Parola, gli intellettuali sempre di più facevano partire il loro pensiero dall’esperienza umana e dalla ragione indipendentemente dall’auto-rivelazione di Dio. Questo movimento, chiamato Illuminismo, per quanto riguarda la fede e la vita cristiana, aveva messo in questione l’affidabilità delle Sacre Scritture in quanto Parola di Dio.

La versione ecclesiastica di questo movimento diventa nota come liberalismo. I liberali deridevano la dottrina come speculazioni aride e non pratiche. Il loro slogan era: “Fatti non credi”. Naturalmente essi solo facevano finta di negare la dottrina. Di fatto essi insegnavano dottrine diverse come quella della paternità universale di Dio, la fratellanza universale dell’uomo e la bontà dell’uomo (negazione della Caduta).Pretendendo di negare la dottrina, i liberali avevano creato la loro propria religione.

La dottrina è inevitabile

Un cristianesimo non-dottrinale è impossibile. L’insegnamento del cristianesimo non-dottrinale è comunque dottrina. E’ cattiva dottrina, ma sempre dottrina. Alcuni sostengono che precisare delle formulazioni dottrinali sia causa di divisione nella chiesa e che quindi questo vada evitato (“la dottrina divide”). Certo, qualche volta le dottrine sono causa di divisioni, ma è esattamente ciò che il Signore intendeva. In Luca 12:51-53 il Signore Gesù espressamente insegna di non essere venuto per portare “pace sulla terra”, ma piuttosto “divisioni”, anche fra i membri di una stessa famiglia. Certo, non possiamo giustificare in questo modo il comportamento scismatico, che la Scrittura condanna ripetutamente, ma non possiamo accettare l’idea che le divisioni siano un male di per sé stesse.

La vera questione non è se i cristiani debbano avere dottrine, ma quali dottrine, oppure dottrine di chi. Lo stesso nostro Signore e Salvatore affermava con forza molte e specifiche dottrine. I vangeli sono pieni del Suo insegnamento dottrinale. Gesù insegnava precisi concetti sulla natura di Dio (Giovanni 4:24) e dell’essere umano (Matteo 10:28), sulla sua creazione (Marco 10:6), sul peccato (Giovanni 8:34), sulla redenzione (Giovanni 3), sulla chiesa (Matteo 16) e sulla fine d’ogni cosa (Matteo 24). Chiunque voglia sostenere un cristianesimo non dottrinale deve farlo contro lo stesso Gesù.

La dottrina è pratica

La storia della salvezza e della chiesa è, in parte, la storia della lotta fra dottrina vera e dottrina falsa e le conseguenze morali dell’errore. Satana insegna dottrine false su Dio, l’essere umano, il peccato ed il giudizio. La sua dottrina conduce alla perdizione. Inoltre, coloro che avevano preso in giro Noè e scelto Barabba credevano a dottrine false ed avevano agito su quella base.

Nella Scrittura non v’è divorzio alcuno fra dottrina e pratica. In Proverbi 8:10 istruzione è sinonimo di conoscenza: acquisire sapienza significa comprendere come vivere nel mondo di Dio secondo i criteri che Egli stesso ha acquisito. Non c’è nulla di più pratico che la sapienza, e la sapienza è fatta di dottrine. E’ impossibile essere saggi, in termini biblici, senza dottrina.

L’Apostolo ammoniva la comunità cristiana di Roma su coloro che la volevano dividere (Romani 16:7) per proprio profitto e che contraddicevano la dottrina apostolica. Il termine dottrina ricorre in un simile contesto in Efesini 4:12. Paolo combatte contro mentitori astuti e pieni di sé stessi che sono immaturi e che fan sì che i cristiani siano trasportati qua e là “da ogni vento di dottrina”, vale a dire, da ogni moda passeggera, così come una barchetta è sbattuta qua e là dalla tempesta. Qui dottrina e corruzione morale sono intrinsecamente uniti.

La vera dottrina non è mai sola teoria. Questa connessione è esplicita in 1 Timoteo 1:8, dove Paolo fa un elenco di peccati grossolani considerandoli “contrari alla sana dottrina”. Negare la dottrina biblica è immorale, e la moralità si fonda sull’insegnamento cristiano fondamentale.

Vi è pure un’altra conseguenza del negare la dottrina cristiana, vale a dire il caos. Negli anni 1940 Dorothy Sayers aveva predetto questo sviluppo nel libro Credo o caos?

Oggi, in parte come risultato della popolare equivoca nozione di cristianesimo non-dottrinale, non c’è praticamente consenso su che cosa costituisca il cristianesimo evangelico. Il primo passo indietro dal bordo di questo baratro verso l’ordine è proprio quello di ristabilire le persuasioni bibliche e riformate sulle “conseguenze buone e necessarie” (Confessione di Fede di Westminster, 1:6) tratte dall’attenta lettura delle Sacre Scritture.

Nonostante tutte le virtù che possa avere, la sana dottrina non è qualcosa di magico. E’ ben possibile sostenere una retta dottrina e tuttavia non aderire davvero esistenzialmente a Cristo. Questo si chiama ipocrisia. E’ pure possibile vivere una vita generalmente morale eppure sostenere cattive dottrine. Quello si chiama “incoerenza benedetta”. Né la Scrittura né la storia raccomanda tali nozioni. Dovremmo piuttosto pensare che la buona dottrina è salutare - sana ed utile allo stesso modo in cui è sana ed utile per tutti noi la luce del sole, l’aria pulita e la pioggia.

Il modello biblico confessato dalla chiesa è quello di vivere bene vivendo alla luce della verità, verità formulata nella dottrina cristiana. Facciamo questo, però, dopo aver appreso la lezione degli errori fatti nel passato, vale a dire di non aver sempre vissuto secondo quel che insegnamo, e con la certezza che cadremo ancora.

La nostra ipocrisia, però, non può essere una giustificazione per rinunciare alle formulazioni dottrinali. Un cristianesimo non dottrinale non solo è un paradosso, è un mito.  I cristiani non possono sfuggire alla dottrina più di quanto il meccanico Tonio possa sfuggire alle leggi della fisica.

[dott. R. Scott Clark, professore di storia e teologia storica al Westminster Theological Seminary della California, USA. E’ autore di “Ricuperare le confessioni riformate”. L’articolo è pubblicato in lingua inglese sulla rivista “Table Talk” del Ligonier Ministries e R. C. Sproul, Luglio 2012, p. 7).

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio del blog