lunedì 23 luglio 2012

Il pane ed il calice (S. Cena, 1).

"Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi..." (Luca 22:19-20).
D. 75. Come la santa cena ti ricorda e ti assicura che tu partecipi all'unico sacrificio di Cristo sulla croce e a tutti i suoi benefici? R. Per il fatto che Cristo mi ha comandato, a me e a tutti i cre­denti, di mangiare di questo pane spezzato e di bere di questo calice in sua memoria. Vi ha anche aggiunto le sue promesse: in primo luogo, con la stessa certezza con cui vedo con i miei occhi che si spezza per me il pane del Signore e che mi si porge il ca­lice, sulla croce il suo corpo è stato offerto e spezzato per me e il suo sangue è stato versato per me; in secondo luogo, con la stessa certezza con cui ricevo dalla mano del ministro e corporalmente mangio il pane e bevo il calice del Signore, che mi ven­gono offerti come sicuri segni del corpo e del sangue di Cristo, con il suo corpo crocifisso e il suo sangue versato nutre e dis­seta lui stesso la mia anima per la vita eterna.
Ritorniamo oggi allo studio dei temi biblici delineati nel Catechismo di Heidelberg. Siamo alla D/R 75, dove il Catechismo inizia ad approfondire "La Santa Cena di Gesù Cristo". Se il Battesimo è il sacramento dell'iniziazione, potremmo considerare la Cena del Signore "il sacramento della continuazione". A differenza del Battesimo, che si deve ricevere solo una volta (Efesini 4:5), la Cena del Signore è qualcosa che dobbiamo ricevere regolarmente durante tutta la nostra vita cristiana. In questo sacramento, infatti, "voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga" (1 Corinzi 11:26).

La Cena del Signore è stata istituita nella notte in cui Gesù fu tradito (Luca 22:14-20). Cristo ha distribuito questo sacramento durante la cena pasquale, indicando come esso avrebbe commemorato un nuovo esodo, proprio come nell'antico Patto si mangiava la Pasqua per commemorare l'esodo (l'uscita) dall'Egitto. Questo nuovo esodo è la liberazione dal peccato e dalla morte, quella che Gesù ha compiuto per il Suo popolo nella Sua opera di redenzione e nella risurrezione (Isaia 53; Matteo 1:21; Romani 3:21-26; Ebrei 9:15).

La domanda 75 del Catechismo di Heidelberg ci chiede in che modo la Cena del Signore ci ricorda e ci assicura che, attraverso di essa, noi partecipiamo ai benefici del sacrificio del Salvatore sulla croce. Nel rispondere a questa domanda, il Catechismo mette in rilievo la connessione che dobbiamo fare fra la nostra esperienza sensoriale del sacramento e la verità teologica che esso proclama. Spezzando il pane e bevendo il vino, noi siamo sollecitati a rammentare come Cristo sia stato spezzato sulla croce per noi. Quando vediamo il pane lacerato, ricordiamo come la Sua carne sia stata lacerata dai chiodi piantati nelle Sue mani e nei Suoi piedi, e dalla spada scagliata contro il suo fianco (Giovanni 19:31-37; 20:25). Quando vediamo il vino versato nel calice, noi rammentiamo che il sangue di Gesù è stato versato dalle Sue ferite sulla croce (Marco 14:24). La Cena del Signore, perciò, è una Parola visibile che ci rappresenta che cos'è avvenuto sul Calvario.

Quando gli elementi del pane e del vino sono distribuiti e ci sono porti, noi rammentiamo come Gesù sia stato spezzato ed abbia sanguinato per noi - per coloro che confidano in Lui soltanto. Il nostro Salvatore ha dato l'intera Sua vita per redimere il Suo gregge, eppure tendiamo a distrarci e dimentichiamo la stupefacente realtà dell'opera di redenzione. Nel darci questo sacramento, che deve essere ricevuto su base regolare, Dio ha accondisceso alla nostra debolezza affinché noi non dimenticassimo ciò che Egli ha compiuto nell'inviare Suo Figlio, Colui che ha offerto Sé stesso sulla croce mediante lo Spirito (Ebrei 9:14).

Quando partecipiamo ai sacramenti, può essere facile dimenticarci perché essi ci sono stati dati e che cosa da essi dobbiamo imparare. A meno che per noi non diventino semplicemente osservanze da ripetere per tradizione soltanto, facciamo molta attenzione quando essi sono amministrati e facciamo del nostro meglio per considerare ciò che essi ci mostrano. Riflettiamo attentamente a ciò che in essi è rappresentato affinché il nostro amore per il grande nostro Dio aumenti sempre di più.

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