lunedì 16 luglio 2012

Quando e come tracciare linee divisorie

Questo articolo è il seguito di "Linee divisorie necessarie".

Una massima spesso citata di S. Agostino recita: "Nelle cose essenziali unità. Nelle cose non essenziali libertà. In ogni cosa carità”. Suona bene, ma quali sono le cose essenziali e quali quelle non essenziali? Tutti vorrebbero essere uniti in ciò che veramente conta, accettare di essere in disaccordo su ciò che è secondario ed esercitare l'amore in ogni cosa. Nessuno, però, sembra concordare su quali siano effettivamente le cose che importano molto, quelle che importano di meno o quelle che non importano per nulla. Se già è difficile determinare il contenuto della nostra fede, può essere persino più difficile decidere dove erigere i nostri legittimi steccati.

La questione del decidere dove e come tracciare linee dottrinali è incredibilmente complessa. È impossibile in un articolo come questo esplorare tutte le questioni bibliche, teologiche, storiche e pratiche che sarebbero necessarie. Possiamo solo fare alcune importanti considerazioni generali.

Ci sono sette passi da farsi quando dobbiamo stabilire confini dottrinali.


1. Stabilire i punti essenziali della fede 

Questo punto è di importanza critica. Dobbiamo sapere che cosa costituisca il cuore irriducibile dell'Evangelo apostolico. Un modo per determinare gli essenziali è esaminare le epistole pastorali (1 e 2 Timoteo e Tito). In queste lettere Paolo parla infatti molto dell'importanza di una dottrina corretta. Possiamo avere una buona indicazione di quali dottrine maggiormente importino considerando diverse categorie di brani nelle Pastorali.

1.1 In primo luogo abbiamo le "affermazioni certe e degne di essere pienamente accettate" (1 Timoteo 1:15: 3:1; 4:9-10; 2 Timoteo 2:11-13; Tito 3:4-8). Con la possibile eccezione di 1 Timoteo 3, ciascuna di queste "affermazioni certe" hanno a che fare con la salvezza. Ad esse sono strettamente collegate diverse verità: Gesù Cristo è il Salvatore venuto per salvare peccatori. La salvezza non dipende da opere ma dalla fede in Lui attraverso l'opera di rigenerazione dello Spirito Santo. Coloro che davvero credono si impegnano a compiere opere buone e persevereranno fino alla fine.

1.2 In secondo luogo possiamo guardare a diverse formule di confessione di fede (1 Timoteo 2:5; 3:16; 6:15-16; Tito 2:11-15). Con questi versetti ci vien dato ancor meglio il senso di ciò che costituisce il buon deposito dell'Evangelo. Non vi è che un solo Dio ed Egli è indicibilmente glorioso. Non vi è che un solo mediatore, Gesù Cristo, che diede la Sua vita per noi. Gesù è il grande Dio e Salvatore che apparve in carne ed ascese al Cielo. Egli ritornerà. Noi siamo stati salvati dalla grazia di Dio per poter vivere una vita santa.

1.3 In terzo luogo, Paolo si oppone a certe dottrine associate a falsi insegnamenti (1 Timoteo 1:8-11; 4:1-3; 2 Timoteo 2:18; Tito 1:6). Questi errori si riducono fondamentalmente a due: legalismo e permissivismo. Alcuni falsi maestri conducevano la gente alla perdizione chiamando tenebre la luce ed insistendo che una vita di peccato fisse coerente con l'Evangelo. D'altro canto alcuni incoraggiavano un malsano ascetismo ed imponevano regole fabbricate dall'uomo. Entrambi gli errori sono una minaccia per l'Evangelo.

1.4 In quarto luogo, possiamo osservare gli essenziali della fede notando quali credenze siano esplicitamente congiunte all'Evangelo ed alla sana dottrina (1 Timoteo 1:8-10; 2:8; 2 Timoteo 3:14-17). Vediamo in questi versetti come la fede sana sia determinata dalla nostra fedeltà alle Sacre Scritture. Possiamo pure vedere come l'Evangelo sia un messaggio che riguarda Gesù Cristo, il quale ci accordò la grazia prima dall'inizio stesso del tempo salvandoci in vista delle buone opere e dell'immortalità. Tutto questo è risultato della grazia e non delle nostre opere, secondo l'eterno proposito di Dio.

Da queste quattro serie di brani possiamo iniziare a schizzare come potrebbe apparire l’essenziale: Dio è glorioso; noi siamo peccatori; e Gesù Cristo è il nostro Salvatore e Dio. Gesù Cristo è il Figlio di Dio e Dio incarnato; Egli morì e risorse; Egli ascese al Cielo; Egli ritornerà. La salvezza è dono della grazia sovrana di Dio, secondo il potere di convertire dello Spirito Santo, attraverso la fede, non secondo le nostre opere. Le Scritture sono interamente ispirate. Gesù Cristo ci salva dal peccato, ci salva in vista della vita eterna e della santità. Qualunque vangelo che negasse queste verità essenziali o le ignorasse, le marginalizzasse, conducesse la gente a negarle, o se ne vergognasse, quello è un vangelo diverso.

2. Ascoltare la comunione dei santi

La tradizione non deve mai surclassare la Scrittura. Se amiamo, però, la Scrittura. saremo pure disposti ad imparare dalle tradizioni della chiesa. Noi non siamo, infatti, i primi a leggere la Bibbia. Noi non siamo gli unici ad aver ricevuto lo Spirito Santo per assisterci. Dio è stato all’opera attraverso i secoli per dare forma e proteggere la verità per mezzo della Sua chiesa, “colonna e sostegno della verità” (1 Timoteo 3:15). Questo vuol dire che dovremmo fare estrema attenzione a credere qualcosa che quasi nessun cristiano ha mai creduto prima (come, ad esempio, la bontà dell’omosessualità), ed estremamente esitanti prima di respingere qualcosa che quasi ogni chiesa abbia prima accettato (come la realtà dell’inferno). Al tempo stesso, però, dovremmo essere meno dogmatici su questioni che hanno diviso i cristiani per secoli (come, ad esempio, il Millennio).

Coloro che scrissero gli antichi Credo come il Credo apostolico, il Credo niceno e la Definizione di Calcedonia, non erano infallibili, ma questi credo hanno servito come efficaci guardrail per tenere il popolo di Dio in carreggiata sul sentiero della verità. Sarebbe necessaria una straordinaria nuova introspezione per sbarazzarci di queste antiche formule. Esse, infatti, forniscono fedeli sommari delle dottrine più importanti della fede. Ecco perché il Catechismo di Heidelberg si riferisce al Credo apostolico come: “Tutto ciò che gli è promesso nell’Evangelo (66) e che gli articoli della nostra fede cristiana, universale e indubitabile, ci insegnano in breve” quando risponde alla domanda: “Che cosa è necessario che un cristiano creda?” (D/R 22-23).

Giovanni Calvino, allo stesso modo, afferma (a guisa di commento) che “i principi della religione” includono: “Dio è uno; Cristo è Dio ed il Figlio di Dio; la nostra salvezza si poggia soltanto sulla misericordia di Dio; e cose simili” (Istituzione 4:1.12). John Owen fornisce una lista simile, asserendo che “le fondamenta principali della fede cristiana” affermano “il Signore Gesù Cristo è l’eterno Figlio di Dio, con l’uso dell’efficacia della Sua morte, come pure la susistenza personale e divinità dello Spirito Santo” (Opere di John Owen, 15:83). Più tardi, Owen espande questa lista per includere: Credere in Dio Padre, cercare salvezza solo presso Cristo, professare ubbidienza a Lui, credere che Dio Lo ha risuscitato dai morti, insistere sull’esigenza di personale santità e “molte altre verità sacre della stessa importanza”. Queste brevi affermazioni confermano che eravamo sulla giusta strada con le nostre iniziali affermazioni sotto il punto 1.

3. Distinguere fra punti d’arrivo e punti di partenza

Alcune dottrine rappresentano conclusioni diverse raggiunte da fondamentalmente le stesse premesse. Altre dottrine sono punti di partenza che ci ci mettono su traiettorie completamente diverse. Per esempio, la differenza fra il post-millennialismo e l’a-millennialismo non è una differenza fra punti fondamentali. Le due parti semplicemente dissentono su come imterpretare nel modo migliore alcuni testi molto discussi. E’ una questione di “punto d’arrivo”. A differenza di questo, la dottrina sulla Scrittura (per non darne che un esempio) è un punto di partenza. Se siamo in errore su quella dottrina sarà inevitabile poi confonderee ogni altra cosa.

4. Distinguere fra gli insegnamenti principali della Scrittura e le applicazioni di principi biblici

La Bibbia insegna chiaramente che i genitori debbano educare i loro figli in sintonia con l’insegnamento del Signore. E’ meno chiaro in che modo lo si debba fare. La Bibbia non fornisce risposte definitive se i nostri figli debbano frequentare scuole pubbliche, scuole cristiane o essere educati a casa (così come è permesso in alcune nazioni). Cristiani diversi possono giungere a conclusioni diverse fondate su buoni principi cristiani. Far parlare la Bibbia in modo dogmatico su questi argomenti significa forzare la Bibbia a piegarsi ad ogni sorta di anacronismo.

5. Fare una distinzione fra l’esistenza della chiesa e la salute della chiesa

Se si perdono certe dottrine non si ha più la chiesa. Se si perdono altre dottrine la tua chiesa non è più tutto ciò che dovrebbe essere. Quest’ultimo è ancora un problema che vale la pena di correggere, ma potrai esercitare più pazienza e gentilezza nel farlo.

6. Evitare controversie sconsiderate

Questo è un altro tema comune nelle epistole pastoralI (1 Timoteo 1:4-6; 4:7; 6:4,20; 2 Timoteo 2:14, 16, 23; 4:4 Tito 1:14; 3:9). Per alcune dispute dottrinali val la pena dare la propria vita, per altre è meglio tenere un basso profilo. Dovremmo stare alla larga da discussioni teologiche puramente speculative (che vanno oltre la Scrittura), vane (che sono più per apparire giusti noi più che essere davvero utili), interminabili (nessuna risposta è possibile o desiderabile), e non necessarie (semplice semantica).

7. Permettere aree di disaccordo, specialmente per quanto riguarda “il bagaglio della conversione”

Paolo si dimostra flessibile quando deve trattare delle tradizioni dei nuovi convertiti. Egli è disposto a permettere che i cristiani abbiano le proprie idee a proposito di cibi e di tempi (Romani 14:5). Questo non perché Paolo non sappia che cosa pensare. Egli sa che queste usanze esteriori non sono normative. Egli però è disposto che altri continuino a praticarle per non violare la loro coscienza. Potresti sicuramente credere che bere alcoolici e non mangiare carne al venerdì di Quaresima siano cose necessarie, ma non vale la pena di sconvolgere i nuovi convertiti che ancora hanno scrupoli su tali pratiche.

In tutte queste cose ci dev’essere l’amore . l’amore per Dio, l’amore per il prossimio, l’amore per la verità, amore per la chiesa. Il punto nel tracciare questee linee divisorie non è quello di avere ragione o persino essere coraggiosi. Il fine ultimo è amare Dio proclamando e proteggendo la Sua Parola, ed amare gli altri erigendo degli steccati per tenere lontani i lupi e nutrire il gregge. Il duro lavoro di tracciare chiari confini non deve essere mai ignorato. Dio ci chiama ad esso per la Sua gloria e per il nostro bene.

[Kevin DeYoung, in Tabletalk, luglio 2012].

Vedasi anche: http://www.riforma.net/teologia/dottrineessenziali.pdf

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