martedì 31 luglio 2012

Vero cibo e vera bevanda (S. Cena, 6)

"Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda" (Giovanni 6:55).
"D. 79. Perché allora Cristo chiama il pane il suo corpo e il calice il suo sangue o la nuova alleanza nel suo sangue e Paolo parla della comunione al corpo e al sangue di Gesù Cri­sto? R. Cristo parla in questo modo non senza una profonda ra­gione: con ciò vuole insegnarci non solo che, come il pane e il vino conservano la vita terrena, così il suo corpo crocifisso e il suo sangue versato sono il vero cibo e la vera bevanda delle no­stre anime per la vita eterna, ma con questo segno e pegno visibile vuole soprattutto assicurarci che noi parteci­piamo al suo vero corpo e al suo vero sangue mediante l'azione dello Spirito Santo, con la stessa certezza con cui riceviamo con la bocca del corpo questi sacri segni in memoria di lui; e, infine, che in tal modo tutta la sua passione e la sua obbedienza ci appartengono con la stessa certezza che se avessimo sofferto e soddisfatto noi stessi per i nostri peccati" (Catechismo di Heidelberg).
Dio ci ha dato una rivelazione inerrante pienamente sufficiente a guidarci in tutto ciò che a Lui piace (2 Timoteo 3:16-17). Egli si attende che noi applichiamo diligentemente la nostra mente alla Sua parola e ne risultiamo trasformati (Romani 12:2). Eppure, sebbene noi si possa fare grandi progressi nello scoprire le profondità delle Scritture, noi raggiungiamo il punto in cui dobbiamo stare in silenzio e semplicemente adorare il Signore per ciò che Egli è ed ha fatto. Noi abbiamo capacità limitate, le Sue sono illimitate. Per questo incontreremo sempre verità bibliche che non non riusciamo del tutto a spiegare, cose che solo ci spingono ad adorare il nostro grande Iddio (Romani 11:33-36).

Continuando la nostra discussione sulla Cena del Signore, dobbiamo confessare che questo sacramento, almeno al presente è tanto misterioso da esigere da parte nostra più adorazione che spiegazioni.

Certamente noi non promuoviamo l’adorazione del pane della S. Cena (come fa il Cattolicesimo nella "adorazione sacramentale") né tanto meno qualsiasi altra pratica idolatrica che si è insinuata attorino alla Cena del Signore in altre tradizioni. Diciamo semplicemente che noi non comprendiamo interamente ciò che avviene nella Cena del Signore. Sappiamo chw il pane ed il vino non diventano letteralmente carne e sangue (Catechismo do Heidelberg D/R 78). Sappiamo altresi che, come ci dice Giovannii 6:55 ed altri brani, nel sacramento l’anima ne è realmente nutrita (D/R 79). Giovanni Calvino scrive: "La nostra anima è realmente nutrita dalla carne e dal sangue di Cristo nello stesso modo in cui il pane ed il vino ci mantengono e ci sistengono fisicamente. L’analogia del segno, infatti, su applica solo se la nostra anima trova nutrimento in Cristo" (Istituzione, 4.17.10). Ciononostante, almeno al tempo presente, non possiamo comprendere pienamente in che modo avvenga questa nutrizione, anche se sappuamo che essa è di tipo spiritual. Calvino pure scrive che: "Non rimane altro che rimanere stupefatti di fronte a questo mistero che, ciaramente, né la mente è in grado di concepire né la lIingua di esprimere" (4.17.7).

Pur disapprovando noi il misticismo, la presenza di Cristo nel sacramento è qualche modo mistica, misteriosa, eppure reale. Davvero entriamo in comunione con Cristo e con i nostri fratelli e sorelle in fede quando mangiamo quel pane e beviamo quel vino. Veniamo alla Cena del Signore per avere comunione con Cristo e l’uno con l’altro. Questo è l’elemento mistico. Quando Lui è qui e noi entriamo in questo rapporto con Lui, c’è vera comunione con il vero Gesù. Mentre sono in comunione con Cristo, io sono pure in comunione con tutti coloro che appartengono a Lui. Questo è ciò che ci lega.

Sebbene la Parola di Dio non giustifichi in alcun modo la transustanziazione, Cristo esprime una verità quando Egli si riferisce al Suo corpo ed al Suo sangue come a vero cibo e vera bevanda. Come afferma Calvino nelle citazioni precedenti, vi è autentica corrispondenza spirituale nella Cena del Signore tanto che si può parlare di essa come di vero nutrimento e vera bevanda per la nostra anima. Se trascuriamo o sottovalutiamo questo sacramento noi ci condanniamo alla fame" perché così rifiuteremmo il nutrimento che il Salvatore offre alla Sua mensa.

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