venerdì 3 agosto 2012

Miserabili peccatori (il peccato, 3)

"D. 24. Che cos’è il peccato? R. Il peccato è la non conformità ad una qualsiasi legge di Dio data come regola alla creatura ragionevole, o la sua violazione" (Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 24).
Un fatto che si tende convenientemente spesso a dimenticare è che, come creature umane, noi siamo sottoposti alle precise regole di comportamento che sovranamente Dio ha stabilito su di noi tutti come "creature ragionevoli", senzienti. Questo ci rende pienamente responsabili delle nostre azioni.

Queste leggi sono radicate nella coscienza di ogni essere umano ed esplicitate nelle Sacre Scritture. Le leggi di Dio gli sono quindi note, benché la Caduta ci porti a distorcerle e soffocarle in noi. Esse non sono - come si talvolta si ode - un prodotto mutevole della società umana che così garantirebbe la propria organizzazione e sopravvivenza - e quindi di carattere relativo. Le leggi di Dio sono oggettive ed universali e trovano espressione più o meno accurata nelle leggi che si dà ogni società umana. Così come l'intero creato è sottoposto a precise leggi che ne regolano il funzionamento (e che la scienza umana studia), allo stesso modo la nostra vita, per funzionare in modo corretto, è sottoposta alle leggi che Dio ha stabilito su di noi.

La nostra eventuale "reazione allergica" di fronte ai discorsi sulla legge di Dio testimonia della nostra colpevole ed autolesionista ribellione a quell'ordinamento. Vi sono persino cristiani che, con il pretesto della "libertà dell'Evangelo" rifuggono dal considerare la serietà della Legge di Dio.

Il peccato può essere fondamentalmente definito come violazione della legge di Dio. Questa definizione ci viene fornita dalla Scrittura stessa in 1 Giovanni 3:4 "Il peccato è violazione della legge". Al termine "peccato", quindi, si potrebbe sostituire il termine "crimine" ed al posto di "peccatore" dire "criminale", ottenendo un effetto pure piuttosto salutare. "Crimine" viene usato normalmente rispetto alle leggi civili stabilite in una nazione, ma la Bibbia ci presenta Dio come il Legislatore, Colui che ha sovranamente stabilito precise leggi riguardanti il comportamento delle creature umane e che riguardano ogni aspetto della loro vita. Per questo "peccare" significa infrangere le Sue leggi e quindi commettere un crimine contro la sovranità di Dio. Il che ci rende criminali e quindi giustamente passibili delle sanzioni che Dio prevede per chi infrange le Sue leggi.

La legge civile pure considera crimini diverse trasgressioni della legge di Dio, come l’omicidio, il furto o lo spergiuro, ma non ogni infrazione della legge di Dio è considerata un crimine da parte delle leggi civili. Odiare il proprio fratello è una trasgressione della legge di Dio, ma non una violazione della legge civile, che non ha giurisdizione sul pensiero. Dio, però, esercita giurisdizione su ogni aspetto della nostra vita, sul nostro comportamento esteriore come pure su ciò che sui nostri pensieri e sentimenti.

Il Catechismo distingue fra due tipi di peccato: quello di "commissione" (ciò che espressamente si commette trasgredendo ciò che Dio comanda) che di "omissione" (omettere, non conformarsi alla legge di Dio, ignorarla, trascurarla). Peccatore, quindi, è da considerarsi non solo colui o colei che trasgredisce ciò che Dio comanda, ma anche chi non vi si conforma trascurando di conoscere e di seguire la legge di Dio. Anche in questo campo "la legge non ammette ignoranza", o meglio, nessuno può pretendere di non conoscere la legge di Dio in quanto è testimoniata dalla nostra coscienza e proclamata con precisione dalle Sacre Scritture.

Costituisce un riassunto della legge di Dio il Decalogo, ovvero "i Dieci Comandamenti" (Esodo 20:1-17). Essi condensano quali siano i nostri doveri sia verso Dio che verso noi stessi, il nostro prossimo ed il mondo in cui viviamo. La Scrittura stessa contiene i comandamenti che possono essere catalogati secondo ciascuna delle categorie espresse dal Decalogo. Una forma ancora più condensata della Legge morale di Dio ci viene data dallo stesso Signore Gesù Cristo, quando afferma: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: 'Ama il tuo prossimo come te stesso'" (Matteo 22:37-39).

La confessione di peccato della liturgia anglicana (il "Libro delle preghiere comuni") chiama tutti i partecipanti a dire:
"ONNIPOTENTE e misericordiosissimo Padre; Noi abbiamo errato, e ci siamo sviati dalle tue vie come pecore smarrite. Abbiamo pur troppo seguito i pensieri e le concupiscenze dei nostri proprii cuori. Abbiamo peccato contro le tue sante leggi. Abbiamo omesso di fare quelle cose che dovevamo fare; Ed abbiamo fatto quelle cose che non dovevamo fare; E non vi è nulla di sano in noi. Ma tu, o Signore, abbi misericordia di noi, miserabili peccatori. Perdona tu, o Dio, a coloro che confessano le loro colpe. Ristora quelli, che sono penitenti; Secondo le tue promesse dichiarate al genere umano in Gesù Cristo nostro Signore. E concedi, o misericordiosissimo Padre, per amor suo; Che viviamo nell’avvenire una vita pia, giusta, e sobria, Alla gloria del tuo santo Nome. Amen.".
Il Catechismo Maggiore di Westminster tratta in esteso della legge morale di Dio dalla D/R 91 in poi.

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