48. D. In che modo Cristo si è umiliato nella Sua vita?
R. Cristo si è umiliato nella Sua vita assoggettandosi alla legge, che ha adempiuto perfettamente; e affrontando le infamie di questo mondo, le tentazioni da parte di Satana, e infermità nella Sua carne, sia quelle comuni alla natura umana che quelle che particolarmente accompagnavano la Sua bassa condizione. [Catechismo Maggiore di Westminster, D/R 48).Normalmente pensiamo all'umiliazione di Gesù nel modo in cui è arrestato, torturato e fatto morire in croce, ma non riflettiamo abbastanza su come pure la vita di Gesù fosse caratterizzata dall'umiliazione, volontariamente accettata. Vediamone alcuni tratti sulla base della D/R del nostro catechismo, e chiediamocene pure che cosa possiamo apprendere da tutto questo.
1. Una vita spesa a servire. "...spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini" (Filippesi 2:7). La vita terrena di Gesù può essere indubbiamente considerata un volontario abbassarsi al ruolo di servo, nel senso di scegliere una tipo di vita dedicata, spesa, al servizio degli altri. Possiamo considerarlo "abbassamento" non solo consapevoli dell'identità divina di Gesù, ma anche a livello semplicemente umano, quando vediamo la scelta di una persona di abbandonare la "vita normale" (casa, famiglia, professione) per dedicarsi completamente agli altri, soprattutto quelli più bisognosi, i disprezzati, gli emarginati per il loro sollievo e riscatto. Lo vediamo esemplificato nel noto episodio evangelico della lavanda dei piedi. Gesù, sorprendendo non poco i Suoi discepoli, si sostituisce al ruolo tipico di allora dello schiavo che lava i piedi degli ospiti prima di una cena. "...si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto ... Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io". (Giovanni 13:4-5,12-15). Dio, in Gesù Cristo, così, non solo dall'alto dei cieli si abbassa per guardare la condizione umana, ma viene giù ed in essa "si sporca le mani": "Chi è simile al SIGNORE, al nostro Dio, che siede sul trono in alto, che si abbassa a guardare nei cieli e sulla terra? Egli rialza il misero dalla polvere e solleva il povero dal letame" (Salmo 113:5-7). Un disonore? Dal meschino ed egoista punto di vista umano sì, ma un alto onore, l'abbassarsi, dal punto di vista di Dio!
2. Si sottomette alle tentazioni di Satana. Le tentazioni di Satana sono un’umiliazione per il nostro Salvatore perché essere tentati da Satana è un insulto al Suo carattere santo. Con Satana Egli non avrebbe avuto nulla a che fare, infatti,"viene il principe di questo mondo. Egli non può nulla contro di me" (Giovanni 14:30). Satana, infatti, non solo è malvagio ed ingannevole, ma anche in ribellione contro la volontà di Dio. Eppure, il Signore della gloria è avvicinato e tentato dalla creatura più vile e ribelle dell’universo. Vi resiste, non vi cede, ed afferma così la superiorità morale dei propositi e dei metodi di Dio. "Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato"(Ebrei 4:15).
3. Accetta le infermità della natura umana. Il Signore Gesù Cristo non era fisicamente un superman, invulnerabile ed inattaccabile. Probabilmente era più forte e resistente della media (questo lo vediamo spesso nei racconti dei vangeli per quanto Egli riesca a sopportare), ma non perché in questo Egli fosse speciale. Era forte quanto lo possono essere altri quando sono sani e bene addestrati. In quanto uomo, però, Gesù non era immune da tutti i problemi di salute di cui tutti noi siamo afflitti. Per "infermità della carne" si devono intendere stanchezza, fame, sete, povertà, "non avere un posto dove poggiare il capo". "Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo»" (Matteo 8:20). Egli era sicuramente "familiare con la sofferenza" (Isaia 53:3).
4. Colpito dalle infamie di questo mondo. La profezia di Isaia ci dice come il Cristo fosse pure disprezzato, abbandonato, spregiato: "Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna". Gesù accetta in questo mondo di essere incompreso e rimproverato persino dai suoi parenti, essere osteggiato dagli invidiosi e dai malvagi, persino tradito da falsi amici, ma anche dover sopportare l'incredulità, la stupidità e l'incoerenza dei Suoi discepoli? Privo di una posizione di potere, non aveva "amicizie altolocate" che lo potessero difendere dai bulli, dagli spavaldi, dagli arroganti, dagli schiaffi e dagli sputi... "Io ho presentato il mio dorso a chi mi percuoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio volto agli insulti e agli sputi" (Isaia 50:6). Accetta questo ed altro senza reagire, senza insultare chi lo offende. Ai Suoi discepoli Egli dice: "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre" (Matteo 11:29).
Vi è pure, però, un importante aspetto teologico dell'umiliazione di Gesù nella Sua vita.
5. Una vita sottoposta alla legge. Il Cristo doveva assoggettarsi alla legge che Dio aveva stabilito per le creature umane al fine di adempierla come nostro rappresentante. Doveva infatti rendere alla volontà di Dio espressa nella legge un’ubbidienza perfetta, quella che Adamo aveva mancato di rendere. Cristo, come secondo Adamo, doveva compierla con successo al fine che la nostra giustizia potesse esserci accreditata. Il Cristo, così, adempie perfettamente alla legge di Dio. La Sua obbedienza è sia positiva che negativa: non infrange, infatti, mai nessun comando della legge ed esegue tutto ciò che la legge esige. Secondo i termini stipulati dal patto di grazia stabilito fra Lui ed il Padre da ogni eternità prima della creazione del mondo, il Cristo si assoggetta alla legge di Dio (sia quella morale che cerimoniale) decidendo volontariamente di diventare uomo. Il sottomettersi alla legge, per Cristo, è considerato un’umiliazione perché per natura Dio è al di sopra della legge (benché Egli ne sia l’Autore). Dio non è tenuto a sottomettersi alla legge ma, in coerenza con il Suo carattere, Egli la onora fino in fondo, mettendone in rilievo la somma bontà.
Di fronte all’ umiliazione del Salvatore durante la Sua vita sulla terra non possiamo fare altro che esprimere la nostra più orofonda gratitudine verso Colui che per noi ha affrontato tali afflizioni e privazioni. Dovremmo inoltre resistere alla tentaziobe allo scoraggiamento ed alla disperszione quando dobbiamo affrontare tempi duri nel nostro pellegrinaggio terreno, rammentandoci che il nostro Salvatore, il Signore della gloria, ha dovuto sopportare ben altri guai per il Suo grande amore per noi. Che cosa però possiamo apprendere, noi, come discepoli che dobbiamo seguire un tale Maestro? Una vita spesa a servire, resistere alle tentazioni, imparare dalle infermità umane, accettare le infamie, onorare la Legge di Dio fino in fondo?
Ulteriori osservazioni e testi nel wiki del nostro catechismo.
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