71. D. In che modo la giustificazione può essere considerata un atto gratuito della grazia di Dio
R. Con la Sua ubbidienza e morte, Cristo ha reso soddisfazione propria, reale e piena alla giustizia di Dio [non per Sé stesso ma] in favore di coloro che sono giustificati. Dio accoglie la soddisfazione che da loro avrebbe potuto esigere tramite [l’opera di] un Garante che, di fatto, Egli stesso provvede: il Suo unigenito Figlio. Così Egli Imputa loro la Sua giustizia richiedendo loro, per la loro giustificazione, null'altro che la fede (che pure è Suo dono). In questo modo per loro la giustificazione è del tutto gratuita. [Catechismo maggiore di Westminster, D/R 71].
La salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze temporali ed eterne è un dono che Dio ci concede gratuitamente nell’ambito delle Sue sovrane prerogative. Dice infatti la Scrittura: "...sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24).
Questa grazia è da parte nostra del tutto immeritata ed immeritabile: è gratuita. Un prezzo altissimo, però, per essa è stato pagato: Gesù ha preso il nostro posto come trasgressore ed ha patito Lui stesso la pena che noi avremmo dovuto subire.
La salvezza, così, non è stata semplicemente frutto di un decreto di grazia, ma è stata resa possibile dall’opera vicaria di Cristo. Se questo è il caso, così come di fatto è il caso, in che modo essa può essere considerata gratuita? Un prezzo ê stato pagato! Questa è l’apparente contraddizione di cui si occupa la domanda e risposta 71 del Catechismo.
La grazia della salvezza è stata acquistata da Gesù Cristo, ma per noi essa è gratuita. La salvezza è gratuita per i peccatori, ma affinché ci fosse data gratuitamente, essa è costata il sangue prezioso di Cristo.
Questo sacrificio non poteva essere “evitato” perché la giustizia di Dio che era stata violata dal peccato dell’uomo, per poter giustificare dei peccatori, doveva essere soddisfatta. Dio non può, infatti, rinnegare Sé stesso, perché Egli è assolutamente giusto e non ignora il peccato. Il peccatore non può essere giustificato senza che la giustizia di Dio sia prima soddisfatta.
Qualcuno potrebbe ritenere che da parte di Dio sia stato ingiusto prendere i peccati di esseri umani colpevoli e deporli sull'innocente Cristo. Sarebbe stato ingiusto, però, se Dio Padre avesse costretto Gesù Cristo contro la Sua volontà a portare i peccati degli eletti .Questo, però, non è stato il caso. Cristo non è stato costretto a soffrire e morire, ma l’ha fatto volontariamente. Non c’è stata alcuna ingiustizia in quella transazione.
Qualche altro afferma che un Dio d’amore sicuramente perdonerebbe i peccatori senza bisogno di espiazione, e che un Dio che non solo permetta ma anche voglia che Suo Figlio sia crocefisso, non può essere altro che un Dio crudele e vendicativo. E’ vero? No. Quanti fanno questa contestazione non hanno alcun diritto a parlare di "un Dio d’amore" come se Dio non fosse altro che amore. Il Dio che si rivela nella Bibbia non è solo amore ma anche giustizia. Inoltre, queste obiezioni guardano alla questione da un lato solamente. Lo stesso Dio che esige espiazione pure la provvede Egli stesso. Vediamo questa verità pure nelle prefigurazioni dell’Antico Testamento. Quando Dio dà quel che richiede, non può essere certo accusato di essere duro e non amorevole.
In che senso si può che la fede sia un dono di Dio? Nel senso che se Dio avesse semplicemente dato Suo figlio a morire per dei peccatori e poi lasciandoli liberi di accettare oppure di respingere l’offerta di salvezza sulla base del "prendere o lasciare", nessun singolo essere umano sarebbe mai stato salvato, perché tutti sono talmente legati e condizionati dalla potenza del peccato che nessuno mai avrebbe creduto veramente in Cristo senza un intervento liberante da parte di Dio. Dio, quindi, nella Sua misericordia, pure trasforma il cuore dei peccatori che Egli elegge a salvezza, attraverso l’opera dello Spirito Santo, così che essi siano in grado e vogliano credere in Cristo come loro Salvatore. Il fatto che la fede sia dono di Dio non significa che Dio faccia in modo che qualcuno creda in Cristo che lo si voglia oppure no. Dio non costringe nessuno a credere in Cristo contro la sua volontà. Dio trasforma il cuore o natura di una persona con la Sua onnipotenza, e questo ha per risultato che quella persona volontariamente e gioiosamente accoglie Cristo.
La dottrina della giustificazione per grazia è presupposta nell’Antico Testamento e chiaramente proclamata nel Nuovo, specialmente nell’epistola ai Romani ed ai Galati. In Atti 15 leggiamo del Concilio degli apostoli a Gerusalemme, dove la dottrina della giustificazione per grazia prevale sulla falsa dottrina che vorrebbe che ad essa si aggiungessero le opere meritorie personali dell’osservanza della legge mosaica, e questo come base necessaria della giustificazione.
Con il passare dei secoli, la dottrina della giustificazione per grazia viene oscurata dal sistema soteriologico del Cattolicesimo che parla sì di grazia, ma integrata dalle nostre opere meritorie, anzi, dalle nostre opere meritorie integrate dalla grazia (perché ritenute non del tutto sufficienti!).
Al tempo della Riforma nel XVI secolo la dottrina della giustificazione per grazia viene riscoperta e di nuovo proclamata da Martin Lutero insieme agli altri Riformatori e dal movimento che ne scaturisce. Ne risulta il più grande movimento di risveglio che la chiesa abbia mai conosciuto.
Anche nel Protestantesimo moderno la dottrina della giustificazione per sola grazia è tornata ad essere largamente corrotta e confusa o negando che le opere buone necessariamente ne conseguano, o con una versione moderna delle opere meritorie. Ne risulta così un’ulteriore decadenza della chiesa che, inevitabilmente, viene assorbita e si dissolve in varie forme di umanesimo più o meno religioso e che ha ben poco a che fare con il cristianesimo neotestamentario. Vantandone eventualmente solo il nome, è del tutto privo della sua potenza.
Alla dottrina della giustificazione per sola grazia di solito si contesta che essa priverebbe il credente della necessaria motivazione alle buone opere ed all’attivismo. Non si tratta però di un’obiezione nuova e vi risponde lo stesso apostolo Paolo. Romani 6:15 "Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia?". A queste obiezioni l’apostolo risponde con sonori "No di certo!". La giustificazione non è che l’inizio di un graduale processo di trasformazione morale e spirituale del credente che inevitabilmente (se si tratta di fede autentica) lo vedrà impegnarsi in sé stesso e là dove si trova, per realizzare ciò che a Dio è gradito e per il quale è stato salvato.
La principale motivazione del cristiano per operare ciò che a Dio è gradito, non è la propria salvezza, ma la devozione e riconoscenza verso Dio per averlo creato e salvato dal peccato soltanto per la Sua grazia. Pratichiamo, infatti, quel ch’è giusto non per essere salvati, ma perché è nostro dovere e perché noi amiamo Dio. Le buone opere sono il frutto e non la base della salvezza. "...infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo" (Efesini 2:8-10); "Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand'ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo" (Filippesi 2:12-13). Ai cristiani è rivolto l’appello di esplicitare quelle opere in vista delle quali sono stati salvati dalla grazia di Dio in Gesù Cristo.
Molti che si oppongono alla dottrina della salvezza per sola grazia, lo fanno soprattutto perché essa di fatto umilia l'orgoglio umano e dà tutta la gloria ed il credito della salvezza solo a Dio. Persino la fede è un dono di Dio e nulla che noi ci si possa vantare come se provenisse da noi stessi. I peccatori darebbero volentieri a Dio un poco del merito della salvezza, ma una parte abbondante la pretendono per loro stessi! Questa dottrina, però, dà tutta la gloria a Dio e zero a noi stessi! L'orgoglio umano sorge nell'ostinata ribellione contro questa dottrina. Solo quando il cuore di una persona è stato trasformato dallo Spirito Santo il peccatore può accogliere questa dottrina sinceramente. Allora avrà un cuore abbattuto ed umiliato (Salmo 51:17).
La coraggiosa predicazione della salvezza per la sola grazia di Dio è oggi quantomai necessaria contro la prevalenza in ogni dove di un umanesimo apostata ed ingannevole che passa sotto le mentite spoglie di cristianesimo.
Altri testi biblici e collegamento alle altre D/R a questo indirizzo.
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